“Zero termico” di Paolo Mazzocchini
Recensione di “Zero termico”, prima raccolta poetica di Paolo Mazzocchini.
Breve ma interessante raccolta poetica questo “Zero termico” di Paolo Mazzocchini, insegnante, saggista e curatore di un buon blog quale “Zibaldone”.
Lo zero termico è il punto di contatto, lo stato intermedio. Un punto al tempo stesso incerto e solidamente bifronte: da un lato l’alba e il risveglio del giorno, dall’altra il crepuscolo, con le insidie e la seduzione della sera.
L’epigrafe posta all’inizio del volume, un brevissimo e telegrafico “dissolve frigus” di oraziana memoria, sembra un vero e proprio incipit Vita nova. Si scioglie il ghiaccio e rinasce la vita: intesa come primavera dei sensi, forse, o semplicemente come ripartenza (poetica? umana?), appare ai nostri occhi – in entrambi i casi – come un richiamo colto al vissuto, un inno alla ragione e all’istinto che si sfiorano con la maturità.
Ed è matura questa silloge (nonostante sia, credo, la prima) in cui l’autore appare ben capace di muoversi e districarsi col verso libero, attento a non dimenticare il significante per il significato.
Aleggia, su tutte le poesie, infatti, una certa musicalità, a volte voluta (con giochi sillabici), altre meno, ma sempre pienamente consapevole.
Anche il registro linguistico e il lessico sono di ottimo livello e pongono l’attenzione sull’importanza che ha e che deve avere la parola poetica.
Far piovere?
Milioni che inveiscono
urlando dolorando contro il cielo
sereno semmai riusciranno
a succhiare dai suoi occhi
di vetro una lagrima
sporca di pioggia.
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