Un omaggio ad Angela Pagano

Un omaggio ad Angela Pagano

Angela Pagano in un’intervista per il Teatro di Napoli, 18 dicembre 2015

Volto segnato da profondi solchi espressivi e sguardo carico di vita, e capelli rossi, atti quasi a esternare il fuoco del suo segno zodiale, l’Ariete, lei, nata l’Uno Aprile d’una epoca non certo facile da lì agli anni a seguire, Angela Pagano è stata senza dubbio una energica tra le personalità di maggiore spicco nel teatro italiano del Novecento e fino ai nostri giorni.

A poco più di un mese dalla sua scomparsa, a quattordici mesi dalla prima pubblicazione di un’autobiografia dal titolo “Il diario ritrovato”, nonché a tredici dalla Prima Assoluta dello spettacolo tratto proprio dalla medesima autobiografia, che ha così trovato non solo uno spazio in occasione del Campania Teatro Festival, ma anche una sistematizzazione in forma di monologo in esclusiva all’interno del circuito del Teatro Mercadante, vera e propria casa sua, non si può negare che la sua assenza si farà pesare, lei che era un rappresentativo trait d’union delle scene performative tra gli anni del Dopoguerra e la contemporaneità.

Angela Pagano era ancora un’artista di grande intraprendenza e dalle inesauribili energie.

Un’interprete tanto eccelsa quanto irripetibile che, ora, mi sento onorata di aver visto sulla scena almeno una volta, anzi due, dal vivo, così come almeno una volta dal vivo vidi la grande Anna Marchesini, per giunta entrambe nel 2016, a malapena quaranta giorni di distanza l’una dall’altra, esibitesi sul palcoscenico del Teatro della Pergola.

Angela Pagano in un momento di Orestea – Agamennone, Pergola, gennaio 2016
Angela Pagano (terza da sinistra) assieme a Dely De Maio (seconda da sinistra) in una scena di Orestea – Agamennone, Mercadante, novembre 2015

Quel che di lei non dimenticherò mai, internamente alle due rappresentazioni Orestea – Agamennone e Orestea – Coefore/Eumenidi di Luca De Fusco, dove la Pagano era rispettivamente Prima Corifea e capa delle Erinni, è la magia arcaica della figura evocativa, la determinazione nella guida del resto del Coro, una determinazione che aveva in sé – e emanava – un che di ancestrale e barbaro, evanescente e nitido al tempo stesso, voce guida dell’interazione del Coro col personaggio di Cassandra reso sulla scena da Gaia Aprea, compartecipe di disgrazie e sventure, narratrice insieme coinvolta ed esterna ai fatti, tipica esegeta navigata, portatrice sulle proprie spalle del peso da protagonista per decine e decine d’anni fino a mezzo secolo e oltre, in compagnie teatrali assolutamente di serie A.

Angela Pagano in un’intervista per il Teatro di Napoli, 18 dicembre 2015

Non per niente, in un’intervista facilmente reperibile realizzata proprio in occasione delle suddette due performance sceniche, la vediamo spiegarsi riguardo a codesto suo doppio ruolo, prima auspicante l’intervento di Oreste per punire le empietà di Clitennestra ed Egisto, poi persecutrice di Oreste matricida fino all’intervento di Atena, che le cambierà la prospettiva facendola diventare benevola: ne parla accompagnando il nostro sguardo alle sue parole e ai suoi gesti, compreso quello spontaneo di momentanea interruzione della conversazione col giornalista per mettersi il rossetto, da vera première femme seducente sin dal backstage, per rimarcare ancora una volta la forte consapevolezza di sé, di chi fosse e in quanto artista e in quanto donna, agli occhi del mondo.


Pertanto, particolarmente desolante mi è giunta la notizia della sua dipartita, tanto quanto coscientemente si possa rimpiangere una tal levatura, difficile da descrivere a parole, indimenticabile come tutti i grandi già incensati da vivi.