“Two, Three” di Rae Armantrout # traduzione di Paolo Rigo
“Two, Three” è una poesia inedita di Rae Armantrout, poetessa americana che ha vinto il Pulitzer nel 2010, tradotta da Paolo Rigo.
Two, Three di Rae Armantrout
Sad, fat boy in pirate hat.
Long, old, dented,
copper-colored Ford.
How many traits
must a thing have
in order to be singular?
(Echo persuades us
everything we say
has been said at least once
before.)
Two plump, bald men
in gray tee-shirts
and tan shorts
are walking a small bulldog
– followed by the eyesof
an invisible third person.
The Trinity was born
from what we know
of the bitter
symbiosis of couples.
Can we reduce echo’s sadness
by synchronizing our speeches?
Is it the beginning or end
of real love
when we pity a person
because, in him, we see ourselves?
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Due, Tre di Rae Armantrout
Un disgraziato ragazzino grasso col suo
cappello da pirata in testa gioca in una grande,
vecchia ammaccata Ford color rame.
Quanti tratti,
quali maniere dobbiamo possedere
per sentirci unici?
(L’Eco lontana ci convince
che ogni cosa urlata, ogni cosa detta,
è stata raccontata almeno una volta
prima di essere cantata dalla nostra voce.)
Due uomini calvi, e tondi
che indossano grigie t-shirt
a forma di ragno e calzoncini marroni
passeggiano con un piccolo bulldog
‒ li seguono due occhi bigi
di una terza persona quasi trasparente.
La Trinità è nata
da quel-non-so-che
di amaro che c’è
nella stramba simbiosi delle coppie.
Come possiamo abbassare la mestizia
dell’urlo dell’Eco? Allineando i nostri specchi?
Questo è l’inizio, o la fine,
di un amore profondo:
quando la tristezza si rispecchia nell’altro
perché solo così, solo in lui, ritroviamo noi stessi?