Tre poesie inedite di Margaret Bashaar. Traduzione di Alessandra Bava
“Trichotillomania”, “Claire writes a letter to the Demon Hunter upon learning of the God Dimension” e “Glossolalia” sono tre poesie inedite di Margaret Bashaar tradotte da Alessandra Bava.
Trichotillomania di Margaret Bashaar
Claire is the hyacinth and the egg
still unbroken in this town
that does not belong to her
with its bars and motorcycles on Main Street,
one grocery store and the haunted hotel
where she sleeps with dead monkeys
and little girl ghosts.
At night she gets open-mouthed
sweet green pepper kisses from a man
who could be her father, thick hands
heavy on her shoulders and in the morning
they never speak of it. When they first met
he brought her hurricanes to hold in her palm,
caught her in his teeth as she searched for the sun,
face a naked flower bulb.
He shot her once and she carries
a lump of lead in her chest to prove it,
will show any boy who wants to see.
He brought her here one hot summer afternoon,
tied up her fingers and carried her in his mouth.
She is not certain when he spit her out.
But now he leaves her with tonsil stones,
chalky stench in the crypts of her body,
in her stomach, and he is in her
periphery when she plucks hairs from her head
one at a time and bites off the roots.
She swears it is like sinking her teeth into raw meat.
Tricotillomania di Margaret Bashaar
Claire è il giacinto e l’uovo
ancora intatto in questo paese
che non le appartiene
con i suoi bar e le sue motociclette sulla Main Street,
con il suo negozio di alimentari e il suo hotel infestato
dove dorme con scimmie morte
e bambine fantasma.
A sera riceve baci a bocca spalancata
che sanno di peperoncini verdi dolci
da un uomo che potrebbe essere suo padre,
le grosse mani pesanti sulle sue spalle e al mattino
non ne parlano mai. Quando si incontrarono la prima volta
lui le portava uragani da tenere nel palmo,
l’afferrava con i denti mentre lei cercava il sole,
guardava il bulbo di un fiore nudo.
Le sparò una volta e per dimostrarlo
indossa un grumo di piombo nel petto,
che mostrerà a ogni ragazzo che desidera vederlo,
L’ha condotta qui in una caldo pomeriggio estivo,
legandole le dita e trasportandola nella sua bocca,
Non è certa di quando l’abbia sputata fuori.
Ma adesso l’abbandona con calcoli alle tonsille,
il loro odore di gesso nelle cripte del suo corpo,
nel suo stomaco e lui è nella sua
periferia quando lei si strappa i capelli dalla testa
uno alla volta e strappa le radici con la bocca.
Giura che è come affondare i denti nella carne cruda.
___________
Claire writes a letter to the Demon Hunter upon learning of the God Dimension di Margaret Bashaar
I will always remember
the night
you slapped my ass,
3rd floor,
27th room
of the haunted hotel.
I was 22, and yes,
I did want it,
but it has been
4 years and still
I can only admit this
after 3am and too much
of what I thought
I swore off
when I held my hands
like the virgin’s and married
the Black Sea.
And now,
wormwood eating itself
into my blood,
the smell of all
I have ever lied
at the back of my tongue,
I think of you,
of how very small I am,
of how many more dimensions
I could travel through
if only I could stop casting spells
on everyone I meet.
I know when I snake
into the halls
of the haunted hotel,
teeth gleaming,
it is only a matter of time
before I brew
another pot of something
to eat away at my skin,
to peel off all the makeup
I wear and show
that I am still
that naked girl
covered in mud,
that I have not changed
in the least.
There is no shaman,
no road woman,
no man reincarnated
14 times with hands
dry as old paper,
no surgeon,
no vow that can root out
the sliver of the hotel’s wall
I carry under my skin.
My heart has grown around it.
I think of you
when I realize this.
I wonder what you would think
of the dreams I have
where I sleep
on a floor of this hotel
that does not exist,
lit red and full of death.
I imagine you once
sprinkled salt in a circle
around me
while I pretended to sleep.
I imagine you know the shapes
of all the shadows
that nip at my ears and I
do not even need
to tell you of them.
I imagine you have told me
what to do about my evil eye,
what prayers to say,
which saints
to pray to the hardest.
I imagine that my head
splits open in front of you
and inside
is absolutely nothing.
Claire scrive una lettera a un cacciatore di demoni non appena apprende la dimensione di Dio di Margaret Bashaar
Ricorderò sempre
la notte
che mi sculacciasti,
3° piano,
stanza 27
dell’hotel infestato.
Avevo 22 anni e sì,
lo desideravo,
ma sono trascorsi
4 anni e
posso ammetterlo solo
dopo le 3 del mattino e a molto
di quanto pensavo
ho rinunciato
quando tenevo le mani giunte
come quelle della vergine e ho sposato
il Mar Nero.
Ed ora,
con l’assenzio che fagocita se stesso
nel mio sangue,
l’odore di tutto
ciò su cui ho mentito
nel retro lingua,
penso a te,
a quanto davvero piccola sono,
a quante altre dimensioni
potrei attraversare
se solo smettessi di lanciare
incantesimi su chiunque incontri.
So che quando serpeggio
tra le sale
dell’hotel infestato,
i denti che baluginano,
è solo questione di tempo
prima che metta a cuocere
un’altra pentola di qualcosa
che mi mangi la pelle,
che squami tutto il trucco
che indosso e mostri che sono ancora
quella ragazza nuda
ricoperta di fango,
che non sono cambiata
affatto.
Non vi è sciamano,
né donna di strada,
né uomo reincarnato
14 volte con mani
secche come carta vecchia,
né chirurgo,
né voto che possa sradicare
la scheggia del muro dell’hotel
che porto sotto la pelle.
Il cuore vi è cresciuto intorno.
Penso a te
quando me ne rendo conto.
Mi chiedo cosa penseresti
dei sogni che faccio
dove dormo
su un pavimento di questo hotel
che non esiste,
illuminato di rosso e colmo di morte.
Ti immagino una volta
mentre mi spargevi sale
intorno in cerchio
mentre facevo finta di dormire.
Suppongo tu conosca le forme
di tutte le ombre
che mi mordono le orecchie e
non te ne devo neanche
parlare.
Immagino che tu mi dica
cosa fare del mio malocchio,
quali preghiere dire,
quali santi
pregare più intensamente.
Immagino la mia testa
aprirsi in due dinanzi a te
e dentro
non vi è assolutamente nulla.
________
Glossolalia di Margaret Bashaar
Claire carries nothing in her pockets
when she goes to visit the old hotel.
Her hands are full of themselves.
She visits when the last dog has limped home,
when the last train has stopped in the graveyard,
when the last mayfly nymph has died,
when the last umbrella has been closed.
She goes there to speak secret names of her gods,
to swallow the taste of the day.
When she is there, she opens her mouth and birds
fly from her throat and she is not as dumbfounded
as she should be. It is never dark in the hotel’s halls
like she remembers, but that darkness still births her,
reborn with each time she utters her gods’ names,
language thick on her tongue.
There is something to remind her of this place.
It is the dead deer by the road,
it is the crease on her knuckle,
it is the smell of dust,
it is the taste in her mouth, always sweet.
She watches girls who let Japanese beetles
eat holes in their arms and she would laugh
if she didn’t have scars on hers.
There is a voodoo doll in this place for every night
she’s slept alone, smiling blue-lipped with her hands
tucked between her thighs. She swallows morning glories
until something bursts inside her and she speaks
suddenly in tongues and she understands it all.
Glossolalia di Margaret Bashaar
Claire non porta nulla nelle sue tasche
quando visita il vecchio hotel.
Le sue mani sono piene di loro stesse.
Va in visita quando l’ultimo cane ha zoppicato a casa,
quando l’ultimo treno si è fermato al cimitero,
quando l’ultima efemera è morta,
quando l’ultimo ombrello è stato chiuso.
Vi si reca per pronunciare i nomi segreti dei suoi dei,
per ingoiare il sapore del giorno.
Quando si trova lì, spalanca la bocca e gli uccelli
volano dalla sua gola e lei non è sbalordita
come dovrebbe. Nelle sale dell’hotel non è mai buio
come ricorda, ma quell’oscurità la partorisce ancora
rinata ogni volta che profferisce i nomi dei suoi dei,
il linguaggio spesso sulla sua lingua.
Vi è qualcosa che le ricorda questo posto.
È il cervo morto sulla strada,
È la piega della sua nocca,
È l’odore, sempre dolce, della sua bocca.
Osserva ragazze che lasciano che i coleotteri giapponesi
scavino buchi nelle loro braccia e riderebbe
se non avesse cicatrici sulle sue.
Vi è una bambola voodoo in questo luogo per ogni notte
che ha dormito sola, che sorride con labbra blu e mani
nascoste tra le cosce. Ingoia campanule
fin quando qualcosa le scoppia dentro e
d’un tratto parla in lingue e le comprende tutte.
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Queste tre poesie sono incluse in “Letters From Room 27 Of The Grand Midway Hotel”, pubblicato da Blood Pudding Press.
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Margaret Bashaar è una poetessa statunitense. La sua prima raccolta, Stationed Near the Gateway, sarà pubblicata da Sundress Publications nei primi mesi del 2015. Ha al suo attivo due brevi raccolte poetiche edite da Tilt Press e Blood Pudding Press. Sue poesie sono apparse in riviste quali RHINO, New South, Copper Nickel, Arsenic Lobster e Dusie. Vive a Pittsburgh in Pennsylvania dove gestisce Hyacinth Girl Press e dove armeggia con macchine da scrivere.
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