“The Millennium: Free Him” inedito di Sharon Doubiago # traduzione di Alessandra Bava
“The Millennium: Free Him”: poesia inedita di Sharon Doubiago e traduzione di Alessandra Bava.
The Millennium: Free Him di Sharon Doubiago
For Leonard Peltier, “My real name or Dakota name is Tate Wicuwa, Wind That Chases the Sun.”
I bring into your cell Crazy Horse’s white Appaloosa.
He lowers his head to get in, he allows himself to be brought in, his
electric body to be held at the mouth. His back
flickers like a bad connection, like coming to flames
but his four hooves tap dance the cement. He allows me
to unbraid his mane, to brush out with my fingers his beads
to lay in the hollow between your nipples.
There is so much terror I may not breathe again.
He is Eros who cannot be ridden to some clear light
but must be mounted here in this pit. Only here.
His smell fills it. Their eyes
watch us. Every one of your heartbeats
all these years against the cage
waits
You sow the seed of the native tall prairie grass
into the steel. Our tears are enough water.
Your hand reaches for my right breast, the other pulls me down
under the horse where we are unseen by the monitor.
I pull back, wash with my tears your heavy feet
and the dark wave of hair across your forehead when you were young
and the wave back from your large forehead now like my father’s.
The grass stems elongate over us. The crickets scrape
their legs together, scrape together the majesty, my body
down on yours like the sun setting over the world, the wind
chasing me. Our bodies
over each other like the skins of the Indians
the pioneers bound their Bibles with
the living flesh
still in their prison museums.
Millennio: Liberatelo di Sharon Doubiago
per Leonard Peltier, “Il mio vero nome, il mio nome Dakota, è Tate Wicuwa,Vento che insegue il Sole.”
Introduco l’Appaloosa bianco di Cavallo Pazzo nella tua cella.
China il capo per entrare, acconsente di esservi condotto, il suo
corpo elettrico portato alla briglia. La sua schiena
sfarfalla come una connessione errata, come divenisse fiamma
ma i suoi quattro zoccoli ballano il tip-tap sul cemento. Mi permette
di sciogliergli la criniera, di togliergli le perline con le dita,
di giacere nella cavità tra i tuoi capezzoli.
L’orrore è tale che potrei non respirare più.
Egli è Eros che non può essere cavalcato fino a qualche libera luce
ma deve essere montato qui in questo pozzo. Qui soltanto.
Il suo odore lo riempie. I loro occhi
ci osservano. Tutti questi anni, ognuno
dei tuoi battiti contro le sbarre
attende
Pianti il seme dell’alta erba nativa di prateria
tra l’acciaio. Le nostre lacrime sono acqua sufficiente.
La tua mano cerca il mio seno destro, l’altra mi attira giù
sotto il cavallo dove rimaniamo invisibili al monitor.
Arretro, lavo i tuoi grandi piedi con le mie lacrime
e l’onda scura di capelli lungo la fronte quando eri giovane
e l’onda dietro la tua la fonte larga come quella di mio padre adesso.
I fili d’erba crescono su di noi. I grilli si sfregano
le zampe, sfregano la grandiosità, il mio corpo
scende sul tuo come il sole che tramonta sul mondo, il vento
mi insegue. I nostri corpi
l’uno sull’altro come le pelli degli Indiani
con cui i pionieri rilegavano le loro Bibbie,
pelle vivente
ancora nei loro musei prigione.
Sharon Doubiago è una prolifica autrice di poesie, romanzi e saggi statunitense. Con oltre venti libri all’attivo, Sharon Doubiago affronta con grande coraggio temi di grande impatto emotivo e sociale. Tra i suoi libri più importanti: Hard Country, The Book of Seeing With One’s Own Eyes, My Father’s Love/Portrait of the Poet as a Young Girl e Love on the Streets, New and Selected Poems.
Da dieci anni risiede stabilmente a San Francisco.