“Tempi supplementari” di Otello Marcacci
Recensione di “Tempi supplementari” (Ensemble, 2020) di Otello Marcacci.
Nel periodo che stiamo vivendo, un titolo come Tempi supplementari, l’ultimo romanzo di Otello Marcacci (Ensemble 2020) evoca immediatamente l’idea di un momento di sospensione del giudizio, di speranza, di fatica. È un titolo che incuriosisce e attrae. Anche perché è tratto dal calcio, e, si sa, per i tifosi una delle conseguenze più fastidiose dell’attuale emergenza sanitaria è stata sicuramente l’interruzione del Campionato di serie A.
Per i lettori, invece, la chiusura delle librerie.
Tempi supplementari di Otello Marcacci, ordinabile con facilità sul sito della casa editrice Ensemble, viene in aiuto dei tifosi e dei lettori regalando, durante la quarantena, la possibilità di leggere la storia avvincente di una lunghissima partita di calcio, destinata a durare quasi cinquant’anni.
Giacomo e i suoi amici vanno tutte le estati al mare in colonia, con le suore, nella pineta di Marina di Grosseto. Siamo negli anni Sessanta, e la colonia si chiama Stella Maris. Quando i ragazzi della Stella Maris raccolgono la sfida calcistica dei ragazzi di un’altra colonia, il Cottolengo, non si tratterà soltanto di una partita di calcio, ma di una sfida tra due modi diversi di stare insieme e di concepire la vita, l’amicizia, l’amore. La Stella Maris infatti è gestita da suor Maria, una religiosa progressista che si ispira alle idee della suora sessantottina Jeannine Gramick, pasionaria dei gay. Nella Stella Maris sono dunque accolti i diversi, come David, ragazzino figlio di ebrei osservanti, o Cristiano, omosessuale dichiarato. In questa partita di calcio, dunque, ciò che si mette in gioco è ben più di una semplice competizione tra due squadre di ragazzi.
Per Giacomo, il capitano della squadra, i suoi compagni diventeranno gli amici di una vita. La partita Stella Maris-Cottolengo segue infatti i protagonisti della storia nel corso di tutte le fasi della loro vita.
Il gergo calcistico, d’altra parte, è entrato ormai a gamba tesa – è proprio il caso di dirlo – nel lessico familiare di noi italiani; ci accompagna in molte fasi della vita, ci aiuta a raccontare i tempi dell’attesa, e quelli della speranza, delle occasioni da cogliere, da quando ci tocca “stare in panchina” a quando è il momento di “partire all’attacco”, o fare “un colpo di testa”, magari salvandoci “in calcio d’angolo”.
Nel calcio, i tempi supplementari sono un prolungamento del tempo regolamentare di gioco, un’eccezione alla regola, nel caso in cui il risultato non sia risolutivo. I Tempi supplementari di Otello Marcacci sono un “tempo di grazia” concesso dall’Alto per avere modo di organizzare un’azione vincente. Quando la superiorità dell’avversario è schiacciante, si cerca di coprire la porta fino al fischio finale, e, nel frattempo, si spera: si spera di limitare la sconfitta facendo almeno un goal, si spera che un pallone cada in avanti, quanto basta da far partire l’improbabile contropiede di un mediano; si spera di resistere fino alla fine. E allora si va ai supplementari.
Otello Marcacci si smarca, come un vero fuoriclasse della narrativa, da tutte le difficoltà che gli presenta la storia, lunga e complessa, di Giacomo e dei suoi amici. Per i protagonisti della storia, i tempi supplementari serviranno forse per indovinare una buona volta la strada giusta da percorrere, per incontrare l’amore, per dare un senso alla partita, per segnare il golden goal, anche se ciò dovesse accadere in zona Cesarini, un attimo prima del fischio finale.
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