“Oltre lo smeriglio” di Antonio Spagnuolo
Recensione di “Oltre lo smeriglio” di Antonio Spagnuolo.
Nuova raccolta poetica per Antonio Spagnuolo, uno dei maggiori poeti dell’ultima generazione, che aggiunge un tassello importante a un’opera che ha attraversato i decenni.
L’afflato poetico sottolinea un momento fondamentale di cambiamento, uno snodo cruciale utile per raccogliere i pezzi lasciati alle spalle e rimettere un po’ di ordine.
Questa nuova poesia si tinge di venature malinconiche e nostalgiche che riconducono a un sentimento di dolore. E non è solo la crisi “di tutta una cultura politica e borghese” preannunciata nell’anomala auto-prefazione ma un qualcosa che impregna il nostro corpo di un senso di debolezza e incapacità di sovrastare il succedersi del tempo.
Diviso in due parti (Ricomporre e Memorie) l’opera appare come un continuum incalzante senza interruzioni. Anche quando nei titoli le parole prendono il posto dei numeri romani di elencazione ciò che ti si presenza innanzi è solo una catalogazione di oggetti del passato, concreti o astratti.
C’è una lirica, la terza della prima parte, che inizia con l’incipit “Il mondo astratto che mi gira intorno / ritarda il sole”: tutto, anche la natura circostante, partecipa a questo senza di decadenza la cui salvezza, forse, è riscontrabile solo nella poesia stessa.
Quello che rimane sempre uguale nella poesia di Antonio Spagnuolo è la bellezza del verso: musicale nell’alternanza dei suoni, nella ricercatezza del lessico, nella retorica non sempre immediata.
Il malessere del poeta è un tutt’uno con il malessere della società circostante. Il tentativo della scrittura ha quindi risponde così a una “necessità di confronto per poter sopravvivere e recitare in equilibrio”.
Antonio Spagnuolo con questo libretto di una cinquantina di pagina riesce a fornire una serie di risposte solidissime alle domande e alle inquietudine del nostro tempo: nella sua sua estroflessione c’è la nostra introspezione, il fare i conti con emozioni e sensazioni che facciamo nostre e ricreiamo a nostra immagine e a nostro modo.
Chi conosce questo poeta – e io ho avuto la fortuna di collaborare con lui in alcuni lavori poetici – può comprendere immediatamente il significato di questo libro, la perdita che ha dovuto affrontare per poi tradursi, ancora una volta, come sempre, in poesia. A tutti gli altri rimane il verso, nient’altro che il verso. Ed è tantissimo.