“Siria mon amour” di Amani El Nasif // Una storia vera, una storia di forza e rinascita
Recensione di “Siria mon amour” di Amani El Nasif.
Pensando alla Siria, di questi nostri tempi, vengono alla mente immagini sfuocate di un luogo mangiato dalle bombe e dalle rivoluzioni confuse, dalle mani lunghe di chi in quelle mani insozzate del sangue della guerra stringe i soldi e le armi per continuarla senza sosta e senza fine, quella guerra. Immagini al ralenty, dai colori accesi di uno schermo televisivo o dai colori spenti di un video su youtube.
Pensando alla Siria, prima che la violenza la dilaniasse, ci si immaginava sabbie incandescenti e sole accecante, minareti splendenti e cammelli annoiati, occhi di donna profondi e profumi di cibi antichi e pungenti. Immagini bidimensionali, come spuntassero dalle pagine patinate di una rivista di viaggi e turismo.
Nel mezzo, tra la Siria che c’era e quella che c’è, si dipana la vita di chi abita i luoghi e i tempi.
A raccontarci una di queste possibili vite, ci sono le parole del romanzo autobiografico di Amani El Nasif, Siria mon amour, scritto assieme a Cristina Obber, giornalista e saggista, edito Piemme.
Amani è nata nel 1990 e, dall’età di tre anni, ha vissuto in Italia, a Bassano del Grappa, assieme alla sua famiglia. La sua vita, fino a raggiungere i sedici anni, è stata la vita di una ragazza divisa tra le rigide regole familiari a cui era sottoposta e il desiderio di una vita libera da costrizioni sentite come lontane e straniere.
Amani ha un fidanzato, Andrea, amiche e amici di scuola, cellulare e un lavoretto che le permette di non essere dipendente dalla famiglia. La sua vita cambia quando il suo datore di lavoro le propone di firmare un contratto a tempo indeterminato, aprendole la porta a una vita nuova e completamente indipendente, carica di gioia e aspettative. Scopre, però, di non poter firmare alcun contratto dal momento che sui suoi documenti il suo cognome è registrato in maniera errata.
Eccoci giunti così al punto di svolta. Amani è costretta a un breve ritorno in Siria, accompagnata dalla madre, per modificare i documenti e tornare poi alla sua vita consueta. Il viaggio si rivelerà un astuto inganno tessuto dalla madre e dai parenti del padre in patria, decisi a far convolare a nozze Amani con un cugino di primo grado, sconosciuto e, soprattutto, come avrà modo di scoprire a sue spese, violento come tutti gli uomini della famiglia paterna. Amani, scoperto l’inganno, si ribellerà con tutte le sue forze, trascinando la sua vita di adolescente per tredici interminabili e terribili mesi di violenze fisiche e mentali. Gli unici rifugi della ragazza saranno un sottotetto in cui conserverà gelosamente abiti, foto, libro e ricordi dell’Italia e della sua vita passata, e il villaggio in cui abita la famiglia materna, le sue cugine piene di curiosità e domande sull’occidente, le zie morbide e allegre che le preparano tè e cerette fatte in casa, gli zii con i loro occhi innamorati della bellezza delle loro donne.
Attraverso le sue parole Amani ci permette di conoscere, con la sua scrittura semplice e fresca, le due facce della Siria, le sue donne sottomesse da un lato, e le bellissime “principesse” dall’altro. Gli uomini incapaci d’amare e quelli dai larghi sorrisi e dalle vedute ampie e moderne.
Guidandoci tra le dune di una Siria che è un mondo carico di profumi, sapori intensi, campi di cotone e papaveri, cieli tersi, feste di nozze sontuose, contrapposizioni viscerali e legami profondi, Amani El Nasif esorcizza i suoi terribili ricordi e ci permette di arrivare al lieto fine (chiaro sin da subito, perché, senza, Amani non avrebbe potuto raccontarci la sua storia) con il sorriso sulle labbra e un sospiro di sollievo per la sua vita rinata dalla forza e dalla determinazione di un’adolescente cresciuta troppo in fretta.