“Scatola nera” di Jennifer Egan
Recensione di “Scatola nera” (Minimum Fax, 2013) di Jennifer Egan.
“Scatola nera” di Jennifer Egan, vincitrice del Premio Pulitzer per la narrativa nel 2011, è una lettura perfetta per chi è alla ricerca di qualcosa di davvero innovativo.
La protagonista, nella quale si può riconoscere uno dei personaggi del romanzo “Il tempo è un bastardo”, ci racconta attraverso lapidarie annotazioni di 140 caratteri ‒ dei tweet in sostanza ‒ la sua missione di infiltrata nel dorato rifugio di un ricchissimo terrorista.
Costretta a mettere da parte le sue emozioni, a nascondersi, a disumanizzarsi per diventare quasi un robot in carne ed ossa (sul suo corpo sono persino installati vari dispositivi tecnologici), la donna ‒ o meglio l’autrice per mezzo della sua creatura fittizia ‒ espone la sua “avventura” non attraverso una narrazione canonica, ma inducendo chi legge questi brevissimi resoconti a ricomporre i tasselli della storia come si fa con un puzzle.
L’idea di un racconto in tweet è estremamente moderna e al contempo ingegnosa perché sembra esemplificare perfettamente l’esiguità dei momenti in cui la protagonista può esprimersi, le sue scarse possibilità di comunicazione: questi brevissimi pensieri dunque rappresentano l’ideale veste di momenti di riflessione o di analisi che passano come lampi nella sua mente.
La scelta di adottare un unico punto di vista consente di entrare nella storia con immediatezza e di poter conoscere la “nostra spia” in tutte le sue sfaccettature (in lei coesistono la fredda e temeraria volontaria in lotta contro i terroristi, la moglie, la mamma, l’essere umano con tutte le sue fragilità) e la Egan in modo conciso, originale ed eloquente al tempo stesso riesce ad esprimere efficacemente il contrasto tra il ruolo e l’essere, uno dei temi centrali del testo.
Inoltre nonostante la costruzione narrativa possa suggerire il contrario, non si ha affatto l’impressione di un testo statico, cosa ancora più importante se si considera che ci troviamo di fronte ad una spy story (la tensione è palpabile, soprattutto quando, in maniera evidente la protagonista appare circospetta ed attenta a non farsi scoprire).
Si può ben dire dunque che in “Scatola nera” forma e contenuto vengono miscelati sapientemente dando vita ad un libro accattivante e sorprendente.
“Vi saranno momenti, durante la missione, probabilmente molto pochi, in cui percepirai l’imminenza di informazioni cruciali.”
“Simili momenti possono manifestarsi sotto forma di un improvviso moto di felicità.”
“Questa felicità può derivare dalla scoperta che la luna, dura e splendente, è ancora lassù in cielo”
“Può derivare dalla consapevolezza che, una volta conclusa la missione, tornerai da quel marito che adori.”
“Può derivare dalla bellezza estrema della natura che ti circonda e dalla constatazione che sei viva in questo preciso istante.”