“Rughe” di Paco Roca
Recensione di “Rughe” di Paco Roca (Tunuè, 2008).
La mente di alcuni uomini è simile a una biblioteca nella quale i libri si accatastano in montagne di carta ingiallita, popolata di sogni e di fantasie. Il logorio di tutta una vita li ricopre di rughe, e alcuni vedono le lettere delle loro pagine dissolversi, foglio dopo foglio, finché diventano completamente bianche. Malgrado questo, le più intense emozioni sopravvivono, preservate come un tesoro nascosto in un’isola lontana.
Rughe, Arrugas, Rimpels, Ryppyja, Rides, Wrinkels… tradotto in tutte le lingue perché solcano le facce di tutto il mondo (prima o poi) e vanno ad aggiungersi al personalissimo paesaggio di ogni vita umana, quello che fa di ognuno dei nostri volti lo specchio e il sentiero dei diversi vissuti, dei nostri viaggi nell’esistenza, tra esperienze e inesorabilità.
Il graphic novel Rughe è già stato tradotto in Europa, Stati Uniti e Giappone ed è anche stato pubblicato un successivo racconto a fumetti dal titolo “Emotional World Tour” che riassume le tappe del giro promozionale di “Rughe”, insieme a “Spazio Bianco” di cui scriverò successivamente.
Sfogliando le pagine di Rughe incontriamo subito gli anziani Emilio (disorientato e dolce), Michele (arguto e reattivo) e Antonia (audace e ottimista).
Sono tre plurisettantenni, con personalità molto diverse, ma uniti da un comune destino: quello di condividere il soggiorno in una casa di cura per anziani. Tutti e tre tentano in ogni modo di reagire, all’abbandono (da parte dei propri cari) e alle conseguenze del senso di smarrimento che ne deriva.
In un alternarsi di sforzi e strategie per mantenere sotto controllo la situazione, per non lasciarsi prendere dallo sconforto e accettare la propria nuova condizione “orfana”, il tenerissimo Emilio, ex-funzionario di banca, assiste impotente e sconcertato al deterioramento lento e inesorabile delle proprie e altrui energie fisiche e soprattutto cognitive. Lui, come gli altri suoi “compagni di viaggio” nella casa di cura, è affetto da Alzheimer, e dovrà attraversare tutti gli stadi (di deprivazione e ‘dismemoria’ )legati alla malattia altalenando tra i ricordi del passato e la crudezza del presente, che si manifesta sempre più sfocato e privo di contorni. Così, lo vediamo trasalire quando si accorge di non trovare le parole o di dirne alcune al posto di altre, di non ricordare i volti e i nomi, di confondere le azioni quotidiane con ciò che è stato in un tempo remoto.
Come lettori, assistiamo disarmati ai continui inceppi della cerniera del tempo e della memoria, che tiene insieme questo bellissimo racconto. I protagonisti assistono a loro volta basiti allo sfocarsi galoppante delle proprie reminiscenze, ma tutto questo è mostrato, attraverso i disegni di Paco Roca, con una maestria e una delicatezza che arrivano a commuovere e a far prevalere un senso di grande tenerezza e compassione piuttosto che di disperazione per chi legge, partecipa, ricorda e condivide. Emergono allora tutta la dolcezza e l’ironia leggera di questo grande artista spagnolo, nel delineare i tratti affannati e delusi che caratterizzano il volto di Emilio, nel dare voce alle battute sagaci dell’anziano Michele (che prende soldi da tutti per poi rivelare il suo nobilissimo e astuto piano di ‘salvezza’), nel tradurre in pensieri positivi i tentativi consolatori di Antonia ( che non si perde mai d’animo e colleziona improbabili oggetti da regalare ai propri nipoti in visita). Paco Roca costruisce insomma il suo racconto visivo con una grazia particolare e con un umorismo colmo di affetto e rispetto, sia per i malati di Alzheimer, che più in generale per quella battaglia senza armi che è la vecchiaia.
In definitiva Rughe è un capolavoro, un’opera delicata e commovente, densa di pietas e assennato umorismo al tempo stesso.. Lo stile grafico è asciutto e agile. La storia è (o sarà) per noi tutti molto familiare…