Presentazione di “La ragazza con il violino” di Giulia Mafai
Oggi pomeriggio, alle 17 e 30, presso l’Accademia di San Luca di Roma, sarà presentato il libro “La ragazza con il violino” (Skira, 2013) di Giulia Mafai.
L’incontro sarà coordinato e introdotto da Francesco Moschini e vedrà gli interventi, oltre a quello dell’autrice, di Giuseppe Appella, Franco Marcoaldi e Lea Mattarella.
Appariva diversa già da bambina Antonietta Raphaël, ultima dei dodici figli nati in un ghetto della Lituania di fine Ottocento da mamma Kaja e dal rabbino Simon, lei “bionda, rosea e vivace” fra “quegli ebrei ortodossi, tutti scuri e ingobbiti”. E unica, anticonvenzionale, la ricorda Giulia Mafai, la sua figlia minore (nata dopo Miriam e Simona), oggi nota costumista di cinema e teatro oltre che storica del costume, nel tenero, orgoglioso La ragazza con il violino. Un ritratto al femminile che è un omaggio alla memoria, agli affetti e anche un affresco dell’Italia dal fascismo al dopoguerra, rivisitata attraverso la lente di una famiglia di artisti, costantemente senza soldi, ma con la passione per cultura e libertà. Un romanzo biografico corale, con al centro Antonietta Raphaël, pittrice e scultrice, bizzarra nell’abbigliamento e nel linguaggio, inflessibile nel suo dedicarsi alla scultura, alla pittura, alla musica, legata al suo compagno Mario Mafai da un grande amore, inquieto e contrastato. E una madre eccentrica per le sue figlie. “Mia madre era una strega, ho sempre pensato che lo fosse. Per me anzi era la Regina delle Streghe, la regina delle Baba-Yaga” scrive Giulia, salvo scoprire, anni dopo, che questa diversità, nella lingua dall’accento assurdo, nei giudizi severi e senza appello, nella mancanza di trucco, nel modo curioso e stravagante di vestirsi insieme al suo lavoro di scultrice adatto “a un muratore più che a una donna” apparteneva alla numerosa antica schiera delle Yddish-mama.
All’inizio del secolo da Londra, dove si diploma in pianoforte e violino alla Royal Academy, si trasferisce a Parigi e poi finalmente a Roma dove incontra Mario Mafai e Scipione Bonichi. Si dedica alla pittura e la sua casa diventa (come la definì Roberto Longhi) la “Scuola di via Cavour”. Attraverso la storia della sua famiglia, Giulia Mafai rievoca con una scrittura felicissima un’intera età, vista attraverso gli occhi di una bambina, ragazzina e giovane donna. La storia di Antonietta, Mario e le tre figlie scorre in case di fortuna, prima a Roma poi, con le leggi razziali al riparo a Genova, infine in clandestinità, nella tronfia dimora romana degli Jesi dove, accanto alle divise littorie del defunto padrone di casa, si accumulano i volantini antifascisti dei compagni di lotta. Una storia privata che si intreccia con la storia della nostra cultura tra gli anni Venti e gli anni Settanta, abitata da tanti intellettuali, artisti sempre colti nel privato ma con uno sguardo attento anche alla pittura astratta di Mafai (nel capitolo Guttusiani e Mafaiani). Soprattutto è il racconto della vicenda umana di Antonietta Raphaël, persona straordinaria, grande artista nell’anima e nelle opere. Il suo spirito nomade e ribelle la porterà a viaggiare in Cina (1956), Grecia e Spagna lasciando di ogni suo viaggio una testimonianza artistica, grafica e pittorica. Le sue opere di pittura e scultura sono presenti in molti Musei e in collezioni private; un autoritratto del 1928 lo intitolò La ragazza con il violino.