Poesie inedite di Fassli Haliti # Traduzione di Gëzim Hajdari
Alcune poesie inedite di Fassli Haliti curate e tradotte da Gëzim Hajdari.
da Oggi (Sot) (1969)
FASSLI HALITI
IO, INSEGNANTE DI CAMPAGNA
Affronto il fango della strada.
I miei stivali vi sprofondano.
Dietro
Restano le mie orme,
Impresse nella memoria della strada,
Orme di stivali di gomma di Durazzo.
Cammino.
Nella mente formule,
Convenzioni,
Ribellione di contadini,
Esclamazioni e versi di poeti
E l’immagine di una fanciulla bruna,
Che mi accompagnava
Di buon’ora.
Entro in classe.
Il vento con furia colpisce i vetri.
Gli alunni scrutano i miei pantaloni,
E gli stivali infangati,
I miei capelli bagnati
Che gocciolano
Come i capelli di Seneca,
Scrutano i miei quaderni,
E la giacca bagnata.
La stanchezza se ne va
Come sparisce il fango dalle strade
Nel mese di maggio.
da Messaggi di campagna (Mesazhe fushe) 1984
FASSLI HALITI
L’UOMO CON LA PISTOLA
Lui aspetta che tiri vento
Non per vedere gli alberi spogli,
Non per veder cadere le foglie gialle,
Ma per far alzare il lembo della giacca
E far vedere la pistola nella cintola.
Lui aspetta che venga la primavera
Non per mietere e falciare,
Ma per togliere la giacca
E far vedere sotto la giacca
La pistola.
1972
(Questa è una delle poesie giudicate sovversive e revisioniste, poesie che vennero criticate aspramente dalla critica del regime e dal IV Plenum del PCA del1973. All’Autore, insegnante di Lettere, fu tolto il diritto di pubblicazione per ben 15 anni consecutivi. Come punizione egli fu mandato in campagna per “essere” rieducato.)
FASSLI HALITI
TUTTI GLI ALBERI
Tutti gli alberi,
selvatici,
e domestici,
fioriscono.
Non credete ai bei fiori!
FASSLI HALITI
MIRAGGI DI LUNA
La luna galleggia nel bianco di una nuvola
come il giallo dell’uovo.
Ed io bambino affamato di allora
tendevo le mani verso l’uovo lunare,
mangiavo riflessi lunari stretti tra le mie dita
nelle notti nevose invernali.
La luna lievitava nella brace delle stelle
come focaccia gialla di mais,
e profumo di pane,
diffondeva nel cielo.
Avevo fame
tendevo le mani per spezzarne un boccone,
ma la luna veniva mangiata dalle notti
ed io non riuscivo ad averla !
da Non so tacere (S’di te hesht) 1997
FASSLI HALITI
PORTO NEL PETTO
Amore,
Compassione,
Sogni,
Rancore,
Porto nel petto.
Solo pietre non porto nel cuore.
1985
FASSLI HALITI
NELL’INFANZIA
Quando scorgevo l’allodola tra gli artigli del falco
Che terrore!
Che orrore!
Al posto della sua canzone primaverile
Sentivo i suoi pianti tragici in primavera.
Il mio desiderio era
Di spezzare ali di falchi crudelmente
Nell’infanzia,
Senza ascoltare il consiglio dello zio Hugo:
“Chi guarisce l’ala del falco
è responsabile per i suoi artgli…”
Che terrore!
Che orrore!
Sentire i pianti tragici degli uccelli
E non spezzare le ali al falco!
FASSLI HALITI
IL PADRE
Mio padre se n’è andato
Le bandiere non hanno chinato la testa,
Solo noi ci siamo inchinati al dolore.
I vicini hanno spento la radio sino a tardi,
I bambini del quartiere non sono venuti quel giorno
A giocare nel cortile..
Mio padre se n’e andato.
Le bandiere non hanno chinato la testa,
Noi non soffriamo per questo,
(Non c’era nessun motivo
Perché le bandiere piangessero).
Noi non soffriamo
Perché il mondo non ha pianto mio padre.
Gioiamo perché nessuno
Lo ha mai insultato.
1970
FASSLI HALITI
AUTUNNO
Autunno
Stagione della maturità della frutta
Stagione della morte delle foglie.
Alberi come coppe d’oro, candide
Riempite di frutta.
Autunno
Maturità della frutta,
Foglie morte dappertutto.
Ma perché cosi belle
Nella nascita
E anche nella morte ?
1979
FASSLI HALITI
LA SPOSA
La nonna attende che la sposa partorisca un maschio
E sogna un nipote dal nome coraggioso,
Il padre desidera un figlio di talento,
Intelligente,
Genio…
La sposa tesse una maglia per il figlio.
1984
FASSLI HALITI
QUANDO ERA FANCIULLA
Quando era fanciulla
Mia madre partecipava con affetto ai fidanzamenti
E chideva alle amiche:
Chi è intervenuto a quel fidanzamento?
Chi si è fidanzato?
Chi si è sposato ?
Quando è divenuta sposa
Mia madre partecipava con affetto alle nascite
E chiedeva alle amiche:
Chi ha partorito?
Com’è andato il parto?
Ora
In vecchiaia partecipa alle morti
Legge le necrologie
E chiede:
Chi è morto?
Quanti anni aveva…?
1972
FASSLI HALITI
NEL CORTILE DEL LICEO
Parlano tra loro le liceali,
Il loro discorso è primaverile.
Nel prato della loro fronte germogliano gli occhi,
Le labbra maturano come ciliege nel giardino
Finché i loro occhi germogliano come fiori neri
(unici fiori che la natura non ha)
Finché le labbra delle fanciulle maturano come ciliegie
E’ verdeggiante
Fertile
Questo
Amore
1984
FASSLI HALITI
RICORDO CON NOSTALGIA
Ricordo con nostalgia il primo viaggio a Tirana,
Era il 1946
Nella capitale sono andato scalzo
E ho dormito all’aperto.
Ricordo il mio gesto
Che non ha disonorato né me
Né la città.
Non c’era un motivo preciso,
Sono andato solo per vedere la capitale.
Ero piccolo,
Avevo dieci anni
Nel 1946.
A Tirana sono andato scalzo e ho dormito all’aperto
Sogno ancora quel gesto infantile
E mi commuove la povertà di allora.
1988
FASSLI HALITI
IL PANE
Mia madre sfornava il pane
E lo riponeva nella madia.
Il volto del pane era madido di sudore
Come la fronte di mio padre quando lavorava.
Il calore del pane evaporava.
Il pane era giallo,
La fragranza c’inondava
Io ne volevo rubare un pezzo.
Mia madre mi fermava dicendomi:
“No, perché il profumo del pane
non è arrivato in campagna…”
Noi bambini credevamo vera
La fiaba del profumo del pane
Che doveva arrivare in campagna…
Stranamente,
Anche se eravamo affamati,
Ci fermava la mano come magia.
Con la scusa che il pane doveva raffreddarsi
Mia madre ci ingannava
E con la fiaba
Il pane risparmiava.
LA POESIA DI FASLLI HALITI. DA “GJËMË. GENOCIDI I POEZISË SHQIPE” [EPICEDIO ALBANESE]
Quando si leggono le poesie di un poeta di rango per la prima volta, così, all’improvviso, si viene colti come da un leggero mancamento d’aria. Ma non è l’aria che manca, è come quando ci si attacca alla bombola di ossigeno e si tira una boccata: ci si sente pieni, vigorosi e un po’ intontiti, sbigottiti. È l’effetto dell’eccesso di ossigeno, i nostri polmoni e il nostro cervello non erano più abituati all’ossigeno puro e ne ricevono come un contraccolpo, una ubriacatura. Una cosa simile mi capitata nel leggere le poesie di Fassli Haliti, è stato come se mi fossi ubriacato con due bottiglie di vino rosso di Brunello di Montalcino. Ne sono ancora stordito per quel suo rigore nel trattare le immagini e le parole, per quella sua intransigente fedeltà alla bellezza e alla semplice ingenuità delle cose, anche di quelle terribili.
Bastano queste poesie per poter affermare che Fassli Haliti è un grande poeta.