Pier Vittorio Tondelli o la scrittura delle occasioni autobiografiche
Pubblicati recentemente in volume da Sinestesie gli atti di un convegno su Pier Vittorio Tondelli tenutosi a Latina e presentati alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.
“Pier Vittorio Tondelli o la scrittura delle occasioni autobiografiche”, l’opera a cura di Angelo Favaro, pubblicata recentemente dalle Edizioni Sinestesie, dirette da Carlo Santoli, raccoglie gli atti del convegno che si è svolto a Latina il 15 dicembre del 2011, presso l’Auditorium del liceo classico D. Alighieri, con il patrocinio del Senato della Repubblica, del Ministero dell’Università e della Ricerca e della Facoltà di Lettere dell’Università di Roma Tor Vergata. Il libro, che è stato già presentato in diverse università italiane, contiene vari saggi dedicati all’Opera di Tondelli, ed è il primo volume, pubblicato dopo il ventesimo anniversario dalla sua prematura morte, che offre un panorama pressoché completo sul “mestiere di scrittore”, sulla critica, sulla produzione giornalistica e letteraria, e propone, dunque, una nuova prospettiva sulla generazione precedente e successiva a Tondelli. Oltre al corposo saggio introduttivo di Angelo Favaro e a quello del Presidente del Centro Studi Tondelli di Correggio, Viller Masoni, vi sono gli interventi degli studiosi Annamaria Andreoli, Rino Caputo, Laurent Lombard, Fabio Pierangeli, Clizia Gurreri, Anna Pozzi, Gianni Vattimo, Vanna Zaccaro, oltre a uno scritto inedito di Enzo Siciliano, e di un articolo-intervista a Tondelli, finora quasi ignoto, e non compreso nel secondo volume delle “Opere”, fra i saggi e le interviste, a cura di Fulvio Panzeri. Difatti, queste testimonianze critiche si possono considerare alla stregua di una mappa, per tracciare nuove rotte all’esplorazione di un autore necessario nella letteratura italiana del Novecento, cantore di una generazione cupa e solitaria, marcata dal disagio e dall’incomprensione. Non a caso, Pier Vittorio Tondelli è l’autore di romanzi come “Altri libertini”, “Rimini”, “Camere separate”, “Pao Pao”, “Biglietti agli amici”, ora, valorizzato dalla critica contemporanea e riscoperto come personaggio chiave per comprendere fenomeni letterari come quello dei “Cannibali” degli anni Novanta, esponente di una generazione dove spesso il mal de vivre era “vegliare la vita del mondo e raccontarla”. Un giovane scrittore che non risparmiò la censura sin dal suo esordio letterario. Ma a prendere le distanze da quella sentenza fu proprio il gesuita padre Antonio Spadaro che su “La Civiltà Cattolica” scrisse: “Anche una stagione all’inferno come quella di un Tondelli può essere ricca di significato cristiano. Una chiave del sacro in Tondelli è legata proprio all’esperienza della sua omosessualità.”
All’interno del saggio, Enzo Siciliano scrive che Pier Vittorio Tondelli si “portava addosso una saggezza di ragazzo che si sarebbe anche potuto invidiare, se appunto quel suo sorriso chiaro nella vena azzurra del suo sguardo non avesse messo sempre in fuga qualunque sentimento che non fosse di adesione”. Mentre Angelo Favaro ipotizza: “Se fosse vissuto più a lungo avrebbe scritto il capolavoro della letteratura italiana e sarebbe divenuto il nuovo Pasolini o Calvino o chissà chi altro. Si muore sempre nell’incompiutezza dei propri progetti, si muore così a un certo punto, e tutto l’incompiuto consente di vivere ancora, solo in questo modo non si finisce mai di vivere.”