“Per le mani ti prenderò” di Giovanna Dodi e Alessandra Boccaletti
Recensione di “Per le mani ti prenderò” (Ensemble) di Giovanna Dodi e Alessandra Boccaletti.
Desideravo leggere questo libro già da molto tempo. Le vicende narrate da Giovanna Dodi con gli intermezzi estratti dal diario della figlia Alessandra Boccaletti, ruotano intorno a uno di quegli avvenimenti che possono sconvolgere la vita di una madre, ma che al contempo divengono una straordinaria opportunità. La scoperta di avere il figlio o la figlia affetta dalla sindrome di down, non è un’esperienza che si può vivere alla leggera, porta con sé delle conseguenze, inizialmente dei sensi di colpa – naturalmente sbagliati -, come l’idea di non aver fatto bene il proprio ‘lavoro’ durante la gestazione.
Il testo delle autrici è un libro vero, che dovrebbero leggere tutti coloro che in famiglia vivono una situazione del genere e anche quelli che non sono calati direttamente in queste realtà, perché l’integrazione delle persone down è concretezza di progresso, di civiltà, ma anche di evoluzione, perché ci migliorano, e lo dico senza buonismo.
Il libro è istruttivo in quanto autentiche sono le esperienze, i dubbi, le paure e le incertezze di Giovanna, madre e anche insegnante. Il lettore è immerso in un quadro familiare e in un contesto sociale esperito direttamente. Viviamo quindi tutte le situazioni narrate con partecipazione e anche con la consapevolezza che percorrere una maternità come quella di Giovanna è un dono, un’opportunità, fino a far maturare in noi la convinzione che essere genitore di una persona affetta dalla sindrome di down è come esserlo di una figlia/o ‘diversamente up’. E non è tanto per dire.
Personalmente ho vissuto esperienze sociali con ragazzi affetti da questo handicap, concludendo che essi generalmente sono capaci di dare moltissimo alle dinamiche di gruppo, fungono da equilibratori, le loro emozioni e trasporti spesso sono trainanti proprio perché genuini. Facendo sport con alcuni di essi ho scoperto che talvolta hanno una forza tremenda, certo un po’ da canalizzare.
Leggendo il libro delle autrici, si comprendono le perplessità emerse durante il contatto con le associazioni, il mondo della scuola e quello dell’assistenza, ma Alessandra propizia straordinari incontri, suscita la mescolanza con uomini e donne di competenza, qualche volta anche la consapevolezza che le prescrizioni generali su chi è affetto dalla sindrome siano sterili se colui o colei che ne è oggetto dimostra predisposizioni differenti, come diverse sono le intuizioni di madre. Far gattonare la propria figlia quando magari lei va già in piscina da un pezzo, così come altri rigidi dettami, devono sempre confrontarsi con il rapporto interpersonale tra genitore e figlio.
Interessanti poi le circostanze comportamentali di Alessandra, come l’iniziale paura degli animali (diffusa tra i ragazzi down), la fantasia del trasportare le sorelle, insofferenti nella macchina del padre, con la ‘moto’ e diverse altre.
Giovanna ci fa partecipe dei progressi della figlia, delle ansie di madre, di quelle tappe importanti della crescita dei figli, che poi sono problematiche e delicate per tutti.
Bisogna dire che nonostante tutte le manchevolezze, la capacità di offrire sostegno alle famiglie che vivono aspetti problematici è migliorata notevolmente con il tempo. Tanto c’è da fare, ma sicuramente l’Italia in questo segmento di disagio offre degli strumenti e delle alternative. Nel caso specifico poi Alessandra vive in una famiglia attenta e ricettiva, tra due sorelle, una più grande e l’altra più piccola. Ciò offre un alveo dove non solo trovare attenzioni relazionali e affettive adeguate, ma anche la dimensione migliore per esprimere la propria affettività, l’espressione di sé stessa, in un quadro di autonomia e di approccio con il mondo esterno sempre più ramificato.
Un libro consigliato per tutti, e per chi pensa che integrare se stessi sia una delle miglior vie per accogliere pienamente le persone ‘diversamente up’.