“Niente da nascondere” di Alessio Belli
Niente da nascondere di Alessio Belli (Edizioni della Sera, 2012) è un sorprendente piccolo caso di poesia. Annualmente verranno stampati più di cento, probabilmente, migliaia di libri di poesia. Tra questo mare magnum di versi a volte, nonostante le dovute perplessità, nonostante la calorosa invidia, e nonostante il pregiudizio di scrive verso autori della medesima età, capita di imbattersi in un qualche agile volumetto in cui la capacità poetica sorprende.
La materia versificatoria di questa raccolta è così buona da smuovere il mio pregiudizio altezzoso di non occuparmi di libri appartenenti alle medesime collane che mi vedono tra gli autori.
Se si volesse, anche solamente, sfogliare a casaccio il libro di Belli – forse predestinato fin dal nome? – non potrebbe non emergere quanto c’è di buono nelle 25, se non vado errato, poesie che riempiono in modo diseguale le quattro atroci (solamente nel titolo) sezioni del volumetto: Le cicatrici degli angeli, Il tempo intorno, Cibo per lamette e After teter. Prima di tutto ci colpirebbe la capacità semantico-lessicale di affiancare la quotidianità banale di un termine usuale con un’immagine complicatissima e un lessico altrettanto adeguato, si prenda ad esempio il verso «raschiano le urla da vecchi olifanti» della poesia Il cimitero degli elefanti, oppure si pensi all’immediatezza fresca e disillusa di quanto segue:
Con la gola,
scorticata e corrosa dal fumo e
dalla parola
[versi de Il demone di Socrate I]
Una poesia carica di sentimento e senso, di indagine, di sguardi, di immersioni profonde nella realtà per la quale vorrei poter scomodare un autore immediato. A chi consiglierei il libro? A chiunque voglia iniziare a scrivere o a chiunque sia alla ricerca di un immediato coraggio per affrontare la durezza della vita, oppure la propria paura nello spedire un manoscritto. Credo che nel bassissimo Parnaso di giovani poeti, o presunti tali, con cui, nei miei pochi anni mi sono scontrato, il posto riservato ad Alessio Belli dovrebbe essere tra le cime più alte. Se dovessimo cercare un difetto esso è da scorgere e destrutturare nell’incapacità di andare oltre al personale e non riuscire a cogliere quella dimensione oggettiva ed olofrastica che solo antichi -ormai- e grandi poeti riuscivano a fare. Forse di quei poeti viventi ne sono rimasti davvero pochissimi, penso a Bandini o a Pusterla, ed il paragone che, naturalmente, giocherà a sfavore del giovane Belli, in parte lo inorgoglirà sapendo che chi scrive pensa che con impegno la capacità possa divenire davvero finissima ed abbastanza abbondante da farlo avvicinare a certi nomi. Ciò che forse dispiace è la destinazione che libri come questo, e soprattutto questo, prenderanno: lo scaffale impolverato di un amico. Spero con tutto il cuore che un qualche riconoscimento, anche pubblicamente privato, magari con l’acquisto di una copia in più, mostri la possibilità celata dietro il Niente da nascondere del titolo.
[…] Alessio Belli “Niente da nascondere”, 11 gennaio 2012 – fonte: Patria Letteratura {lang: 'it'} […]