"Mover", l'Odissea contemporanea di Michele Silenzi

“Mover”, l’Odissea contemporanea di Michele Silenzi

Recensione di “Mover”, l’Odissea contemporanea di Michele Silenzi.

Movimento.

Cos’è il movimento?

Per muoversi, per camminare, il corpo si sposta da un piede all’altro, ed è nell’infinitesimale momento in cui il peso si sposta e si distribuisce in entrambe le gambe che avviene il movimento ed è in quell’istante che il corpo si trova in un limbo di disequilibrio.

Sembrerebbe essere questa la vera essenza del movimento: il disequilibrio. Il movimento quasi affannato che si fa per non cadere definitivamente, la corsa mozzafiato sul pendio di una montagna, quando le gambe, per non cedere, colpiscono il terreno e prendono a calci l’aria.

E questo è anche il Mover: “gli squilibri in cui mi trovo a vivere sono ciò che mi fanno andare avanti […] mi spingono al movimento”.

Il movimento sembra essere il leitmotiv di Mover: un’odissea contemporanea. Lo troviamo anche nel titolo come una presenza indiscreta e prepotente. Cos’è infondo un’odissea se non l’apoteosi di uno spostamento, la sublimazione del Viaggio?

In Mover il mondo è visto sotto un’ottica onirica e sembra di vagabondare da una città all’altra da un pensiero all’altro senza una logica apparente, come in un sogno. Ecco che il lettore si trova a Londra “a Londra lavoro e perdo conto del tempo”, per poi ritrovarsi, a poche pagine successive in California o in un centro commerciale. Si vive come se si sognasse, ascoltando amici, colleghi e sconosciuti che si vestono da portavoce per il pensiero dello stesso Mover. In questo flusso di coscienza i dialoghi sono inseriti ad arte per dare l’opportunità all’autore, Michele Silenzi, di introdurre una nuova riflessione e parlare direttamente al lettore senza entrare in reale contatto o risultare saccente: non è il Mover a dirci che “vivere, partecipare a questo grande circo, è meraviglioso. E vale la pena combattere ogni giorno”, ma è un anziano incontrato in treno che “come quasi tutti i vecchi che viaggiano soli ha voglia di parlare”.

Si trova il movimento anche in questo stratagemma letterario: l’autore sposta il suo pensiero nella voce di un altro per dargli corpo e vita, in modo che dall’unica voce parlante si stacchi quel particolare pensiero per poi ritornare indietro sottoforma di discorso.

In questa realtà che non sembra realtà, movimento e squilibrio sono inscindibili, l’uno è conseguenza dell’altro.

Così Mover identifica con il suo cinismo la prima fobia dell’uomo moderna: la paura di agire. Lo squilibrio è la disagevole sensazione di perdere il controllo, di far cadere la maschera che si indossa per nascondere quelle inclinazione che non sono socialmente accettate. Se si vuole essere accettati dalla massa informe dei benpensanti non si deve mai perdere il controllo, pensare fuori dagli schemi: amalgamati, sii uguale a tutti gli altri: “rifiutiamo la diversità quando è superiorità […] ci fanno credere che siamo tutti uguali, che nessuno è migliore di noi, ma noi non siamo meglio di tutti gli altri”. Così, per seguire questo grigio precetto non si agisce più, perché chi si muove, chi agisce è diverso e potenzialmente pericoloso, bisogna ostracizzarlo. E tutto diventa bianca paralisi. “siamo impauriti, siamo deboli […] per paura di essere smentiti ce ne stiamo immobili”.

È dunque scontato che poi la consapevolezza di sé stessi viene filtrata attraverso il giudizio degli altri.

Da qui deriva una seconda paura molto comune nel mondo contemporaneo: il cambiamento.

Questa paura può avere quasi radici ancestrali: l’uomo nomade è abituato all’azione e al cambiamento, sono abituati a spostarsi per sopravvivere. Quando l’uomo è diventato sedentario ha iniziato ad avere paura del cambiamento: paura che il nuovo seme possa inaridirgli la terra o paura che lo straniero possa portare nuove malattie. “Non parlatemi poi di quelli che vogliono conservare la natura così com’è. Ogni cosa muta, ogni cosa si contamina”.

Chi ha paura del cambiamento resta dunque fermo, ma più si  resta fermi più si ha paura di cambiare. Per spezzare questo eterno uroboro bisognerebbe quindi fare un atto di coraggio e reinventarsi, tornare indietro e risalire il fiume fino alla sorgente e ideare un nuovo percorso. Distruggere tutto e ricominciare una nuova vita, prendendo esempio dalle stelle: molte stelle muoiono esplodendo e l’onda d’urto trapassando le nebulose più vicine, dona energia sufficiente a una stella di nascere.

E così anche in queste città folli bisognerebbe esplodere, spazzare via questa nebulosa di paura.

E Mover ce l’ha questa energia. Mover è una supernova a forma di libro le cui onde d’urto sono le pagine. Leggere equivale esplodere, è uno schiaffo a chi resta fermo, ancorato al suolo:

“Non sopporto quei bastardi che stanno seduti e si lamentano e vorrebbero che gli altri facessero qualcosa per loro. Perché non si alzano e non combattono un po’, invece di stare lì ad ammuffirsi il culo e a cagare dalla bocca”.

“L’unico modo per vivere[…] è l’azione. Agisco, mi muovo nello spazio e sottraggo un po’ di tempo al tempo della mia esistenza e lo faccio con le mie azioni. Non sono le lancette dell’orologio a stabilire il passo della mia vita […] a stabilire il passo della mia vita ma quante anzioni io riesco a mettere nello spazio che c’è da riempire tra un certo istante e quello successivo”.

Michele Silenzi introduce così una nuova componente, completando così la sua personale trinità: il tempo.

Lo scorrere del tempo non è indipendente, è strettamente influenzata dal movimento e dal cambiamento. Quando nulla cambia o si sposta, il tempo cessa di scorrere. Tanto più è incessante il cambiamento tanto più che il tempo sarà veloce. D’altronde, cos’è il tempo se non l’eterno in movimento?

Il tempo diventa così spietato e inarrestabile perché scandito dall’azione: “alla fine di tutte le ragioni. Alla fine di tutte le attese. C’è l’azione”.

Leggendo Mover ci sentiamo un po’ come Alice: una volta attraversato lo specchio, sin dalle prime pagine siamo presi per mano dalla Regina Rossa Michele Silenzi che ci esorta a correre per rimanere fermi.

Questa è l’odissea contemporanea di Mover.

Un consiglio?

Leggetelo ascoltando Shine on you crazy diamond.