"Le bambine di Carroll" di Bonifacio Vincenzi

“Le bambine di Carroll” di Bonifacio Vincenzi

Recensione di “Le bambine di Carroll” (LietoColle, 2015), la nuova raccolta poetica di Bonifacio Vincenzi.

Le bambine di Carroll di Bonifacio Vincenzi

Dall’albero pendono arance
in nessun luogo i sogni
diventano realtà
Un fumo alitante
disegna cerchi su cerchi
attenti alle Bambine di Carroll
Portano sempre
di là dello specchio
attenti ai danzatori invisibili
Assentano sguardi,
fanno fuori il tempo presente
in cambio del passato

Bonifacio Vincenzi in questa sua nuova silloge Le bambine di Carroll (LietoColle, 2015), dal titolo intrigante e appropriato, conferma una delle sue vocazioni, ovvero la capacità di offrire attraverso non solo incroci di emozioni – la combinazione di suoni e parole che offre quello che il senso compiuto non raggiunge – ma versi che illuminano più profondamente, andando al centro della condizione dell’essere e del sentire. Pur senza cercare affettatamente alcun significato, tirano le fila di una vita, la sua, e quella del mondo in cui si trova immerso, senza essere risucchiati dall’attrazione newtoniana delle cose, dalla superficie tanto evidente quanto distorta della dimensione umana, ponendosi in quella ampia prospettiva su persone e circostanze che la scrittura offre, un ossimoro di maggior attrazione e assieme di distacco. Il coinvolgimento dell’emozione, dell’amarcord, di versi veri che si nutrono di un vissuto intenso. La distanza del ricordo che si fonde con altri paradigmi, di un nuovo ciclo nel metabolismo dell’emozione: la retrospettiva del vissuto e dell’osservazione.

Fa da sottofondo dinamico un certo immaginario offerto da Lewis Carroll, l’autore di Alice’s adventures in Wonderland. La favola come traccia per scovare verità pregnanti, come lume per riconoscere quello che le sovrastrutture di altri generi di scrittura talvolta celano o deviano. Il doppiofondo della scrittura delle favole è notorio, perché non è solo l’adulto che si rivolge al bambino, ma è il bambino interiore che narra cose all’adulto di cui si è dimenticato. O ancora è l’adulto che rielabora un percorso di iniziazione, senza neanche esserne sempre consapevole. I significati reconditi di Alice nel Paese delle Meraviglie possono essere molteplici e tutti pertinenti. Così la silloge dell’autore e animatore culturale calabrese si presenta affascinante, perché egli rimane osservatore della ‘favola della vita’ e delle ‘Bambine di Carroll’, come un personaggio della fiaba stessa, quasi una voce narrante, che qui diventa poesia, quindi libera ispirazione, nutrendosi della sensibilità del poeta.

Si rammenta, per rendere più palese il legame con la fonte di ispirazione, che lo scrittore inglese aveva un’indole timida e fu grande amico e fotografo di alcune bambine. Per una di loro, Alice Liddell, scrisse appunto Alice nel Paese delle Meraviglie (1865).

Poesie quindi influenzate in modo assolutamente personale da Carroll, ma anche con una precisa ispirazione esistenziale sono per esempio Durante il viaggio, Ha leggi feroci il tempo, Il suono di una campana.

I versi di Vincenzi lasciano il segno e la voglia di rileggerli, per scoprire meglio la traccia che ci hanno lasciato, quell’emozione, quell’apertura di spazio e tempo che ancora non sappiamo riconoscere, ma che scopriamo essere in noi.

La geografia degli archetipi di Bonifacio Vincenzi

Ci sarebbe da aspettarsi altro
dalla geografia degli archetipi
più sentieri forse
meno legacci e misteri
meno intrighi sotto la cintura
Si aprono le caverne sacre
torna a stagliarsi il silenzio
e nei pericolosi sogni lucidi
delle Bambine di Carroll
si fanno strani incontri
Sono perlopiù adulti
tipi strani e straniti, davvero
confondono l’accoglienza
con il profitto
il terrore con la libertà
Ci sarebbe da aspettarsi altro
dalla geografia degli archetipi
più sentieri forse
e un divincolarsi di fiamma
da un piano all’altro dell’essere.

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