«L’appartamento del silenzio» di Gianni Verdoliva
Recensione di «L’appartamento del silenzio» (Fides, 2022) di Gianni Verdoliva. Articolo di Massimo Seriacopi.
Figure maschili e figure femminili, l’età dell’infanzia, della maturità e dell’anzianità, passato e presente che si richiamano e si intrecciano in un gioco che si chiama forse destino, forse umana essenza, condizione e scelta: con un sapiente intreccio, con efficace passaggio tra ciò che è stato e ciò che (sembra) essere, il narratore crea situazioni e psicologia dei personaggi che riescono a rivelarsi allo stesso tempo delicati e intensi, con una notevole attenzione al dato linguistico e stilistico, entrambi chiari, espressivi ma senza appesantimenti retorici.
Già, ciò che sembra: perché la realtà apparente è come la punta di un iceberg, in questa concezione, rivela con sottili segni un mondo, e una serie di avvenimenti e sentimenti, nascosti in una dimensione “altra”, e bisogna avere una sensibilità particolare e un grande desiderio di conoscenza per varcare le soglie tra ciò che noi consideriamo razionale e scientificamente comprovabile e ciò che giace sotto, dentro, misteriosamente e quasi magicamente, ma sempre ricollegato ad emozioni, sentimenti, scelte esistenziali e azioni che lasciano traccia e conseguenze, benefiche o malefiche che siano, nel tempo, invitando a un gran senso di responsabilità e di solidarietà.
Così, dall’acquisto di un immobile davvero particolare, dalle figure ben tratteggiate di chi è incaricato di venderlo e di chi si ritrova, per precisa predisposizione e per arcano richiamo, ad acquistarlo, dai coprotagonisti che intrecciano con loro le vite, nasce la capacità di ambientazione e di evocazione di atmosfere che validamente si innestano (tratteggiati uno dopo l’altro e nel loro interagire che mai casualmente mette a contatto le persone del “dramma”) con personaggi e personalità e vicende che riescono ad affascinare, a far riflettere e a smuovere stati profondi della coscienza, in un susseguirsi di situazioni avvincenti ed emotivamente coinvolgenti.
Ogni essenza umana, ogni riflessione, ogni vicenda è una storia nella storia, è la tessera di un mosaico prezioso e complesso, capace di annullare le barriere temporali o di immergere in una dimensione che va al di là di queste; e allora Beppe, Gigliola, Stefano, Marcello, Argenta, e tutte le altre creazioni dello scrittore ci fanno immergere in questo avvincente universo che tanto rivela dei profondi stati dell’essere e che invita con questa elegante scrittura a un confronto e in certi casi a un’immedesimazione che coinvolge a fondo.
[Massimo Seriacopi]