“La via del grano” di Angelo Gasparini
Recensione di La via del grano (Ensemble, 2013) di Angelo Gasparini.
La via del grano non è solo una strada che “tra Crema e Cremona si estende rigogliosa”, ma una strada simbolica, un percorso nella quotidianità di chi ha scritto il testo e di tutti noi. Il grano può effettivamente essere associato ad un mondo genuino, autentico e concreto, il mondo presentato in questi versi. Più volte compare tra le righe l’invito a non distaccarsi dalla vita vera. Si percepisce che non serve, soprattutto nei frangenti più difficili, lasciarsi annebbiare la mente dai surrogati della realtà come la televisione che cerca di farci dimenticare le cose negative dando l’illusione che non esistano (purtroppo esse ci sono e vanno affrontate).
Con levità e sobrietà Gasparini canta poi l’amore (sia quando viene vissuto in modo sereno, sia quando è più tormentato), la famiglia (struggente e tenerissima è la dedica ai suoi più stretti congiunti in Supplica), l’amicizia, l’attualità (emigrazione, carenza di lavoro, senso di insicurezza in un momento storico particolarmente complicato).
In alcuni casi il poeta diventa una sorta di flâneur che osserva l’ambiente intorno a sé (come nel caso della poesia dedicata ai gatti di Roma) in altri momenti semplicemente si abbandona alle sue riflessioni.
Molto spesso il vento, il sole, le nuvole, il mare, i fiori o la spiaggia fanno da cornice ai pensieri e alle riflessioni del poeta, a sottolineare la necessità di un ritorno all’essenziale e alla naturalezza.
Notiamo una particolare attenzione ai luoghi (in quanto contenitori di storia, di storie e di umanità) che si traduce talvolta in descrizione precisa talvolta in racconto quasi mitizzato, come nel caso del componimento che dà il titolo all’opera.
Una sottile vena malinconica è bilanciata da un’ironia certo pungente, ma sempre, tutto sommato, pacata, che vuole indurre alla riflessione più che irridere in senso stretto. Quest’ironia dunque serve a Gasparini per creare un gioco di contrasti e “criticare” in modo sottile e garbato.
Emblematica è I poeti in cui l’autore elenca vizi e virtù dei suoi colleghi: “I poeti sono amici, giocolieri, a volte meschini, lunatici, gioiosi, infelici e sibillini”.
Sempre nella poesia appena citata leggiamo un’osservazione sul “lavoro” del poeta che mi pare riassumere perfettamente l’intento che ha animato l’autore nella composizione di questo testo: i poeti “hanno tutti lo stesso fine: l’amore per la parola, umanizzare la storia con dei messaggi universali, parlare al cuore dell’uomo”.