“La nostalgia Felice” di Amélie Nothomb
Recensione di “La nostalgia Felice” (Voland, 2014) di Amélie Nothomb che ha presentato ieri il libro a Parma.
Oggi (ieri, n.d.r.) al Palazzo del Governatore, a Parma, Amélie Nothomb ha presentato il suo ultimo romanzo La Nostalgia Felice (Voland). Per la scrittrice belga, incredula della caldissima accoglienza, è stato un vero e proprio bagno di folla. Patrizia Ageno, consigliera, ha fatto gli onori di casa per il Comune di Parma mentre ad introdurre la Nothomb ci ha pensato Francesca Dosi, colloquiando con l’ospite e fornendo un quadro generale dell’opera e delle tematiche ai numerosi astanti. Il titolo del libro, spiega la scrittrice è legato al concetto di nostalgia orientale, distante e, per certi versi, antitetica all’idea che abbiamo in Occidente. In Giappone, e in Oriente in genere, quando si guarda al passato lo si fa con gioia rievocando i momenti più belli che hanno scandito il fluire delle proprie vite. Questo romanzo, in buona sostanza, è la cronaca di un viaggio compiuto in Giappone, dove riabbraccerà la propria tata, gli amici, e il suo primo fidanzato. Il viaggio costituisce il fine ed il mezzo di una ricerca interiore attraverso il sofferto percorso della memoria, a ritroso, ma è anche l’occasione di registrare i cambiamenti avvenuti alle cose e alle persone, un approdo verso una realtà che si vuole sondare nuovamente e cogliere nell’essenza. La nostalgia felice, afferma l’intellettuale belga, “è un esercizio nuovo, un percorso che noi occidentali solitamente non conosciamo; alla nostalgia attribuiamo la disperazione. Amo il Giappone, amo la mia madre giapponese e amo la madre belga. Solitamente, pensiamo al Giappone come a un Paese avanguardista. Lo è, ma solo per le persone dai diciotto ai venticinque anni. Finiti gli studi, i giapponesi si adeguano alla realtà e pensano ad inserirsi nel sistema. Il Giappone è molto conservatore, progredisce di un centimetro ogni dieci anni.” Benché dichiari di sentirsi giapponese e di volerci tornare , un giorno o l’altro, la romanziera spiega al pubblico di aver capito di non essere giapponese nel periodo in cui era tornata a lavorare nella patria natie e aveva fatto i conti con l’asfissiante immobilismo sociale e la mentalità conservatrice in cui versa il Paese del Sol Levante. La Nothomb , un vero e proprio fiume im piena di fronte a una sala meravigliata ed entusiasta , afferma: “Proust è giapponese poiché l’episodio della madeleine è un episodio di nostalgia felice.” Continua: “Il mio scrittore preferito è Stendhal perché scrive in un modo naturale ed elegante e La certosa di Parma è il mio romanzo preferito; sono felice di essere qui con voi oggi. Della letteratura italiana, purtroppo, conosco poco; tuttavia, apprezzo molto Daniele Del Giudice.” L’autrice belga afferma di scrivere, da sempre, alle quattro del mattino, il momento in cui le energie e la scrittura sembrano fluire meglio favorendo la produzione letteraria. Confessa: “Ho pubblicato ventidue romanzi, ma in realtà ne ho scritti settantasette. Di solito, ne scrivo tre o quattro l’anno, poi scelgo quello che mi piace di più e lo offro alle stampe. Non rileggo mai i miei vecchi romanzi, anche quelli che non ho pubblicato, uno scrittore deve sempre stare nel presente.”
Quella di oggi è stata una giornata memorabile per tutti i presenti. La nostalgia felice costituisce un viaggio nello spazio e nella memoria, un libro immediatamente coinvolgente, un viaggio che i lettori non si pentiranno d’aver intrapreso una volta iniziato il romanzo.