“La mancanza di gusto” di Caroline Lunoir
Recensione di “La mancanza di gusto” (66thand2nd, 2012) di Caroline Lunoir.
Francia del sud – Agosto; Mathilde, giovane avvocatessa stazionata a Parigi, si trasferisce nel castello di famiglia per passare il periodo delle vacanze insieme a quattro generazioni di parenti.
Poi nulla. Il breve romanzo si perde in racconti frivoli e inesistenti, nell’ottundimento di un mondo radical borghese che, al giorno d’oggi, non ha più niente né da raccontare né da insegnare.
Mathilde girovaga tra gli spazi vuoti del castello provando un fitto senso di precarietà spirituale, simile a un afflato di vergogna che lascia il tempo che trova nei suoi docili pensieri; e poi svanisce tra tuffi in piscina, ricche mangiate a base di salumi e fuagrà, e calici di Borgogna invecchiato.
Da una pagina all’altra ci si attende sempre il rianimo del romanzo, qualcosa che trasformi la storia spuria e anacronistica in una valente rivisitazione dei drammi culturali e politici della Francia (e dell’Europa) d’oggi.
Ma l’intreccio continua a filare inesorabile secondo i toni languidi della prima parte. Mathilde accompagna i nonni a braccetto per i boschi, poi ancora bagni in piscina, cene, e calici di Borgogna. Tutto scandito da ritmi e da rituali che denotano un certo corporativismo medievale.
Assimilabili a uno stuolo di Don Chisciotte de la Mancha, i famigliari di Mathilde si aggirano nel mondo fuori dal mondo, cavalcando usi e costumi inariditi da ricordi banali di un’epoca senza più senno o ragion di fede.
“La perpetuazione del sistema noi non la decidiamo imbracciando il fucile. É vero, sono tra quelli che il proprio secolo lo contemplano da seduti. Dal bordo di una piscina”.
Caroline Lunoir (1981) vive e lavora a Parigi come avvocato penalista. La mancanza di gusto è il suo primo romanzo.