Intervista alla poetessa Franca Canapini
Intervista di Gino Pitaro alla poetessa Franca Canapini.
#Franca Canapini
E vidi cose alle origini del mondo
fisse nel turbinio del tempo
statue severe da mettere sgomento:
immobili – senza occhi – Simboli che precedono
la genesi dell’uomo –
dal fondo del tempo ci dominano
Il Male il bene l’odio l’amore
Oggi so che, come la crosta per il nostro pianeta,
la ragione per l’uomo è solo la superficie fragile
con la quale tentiamo di tenere a freno il rovente magma
di materia-energia che si compone; e che tutto
(dal minuscolo granello di sabbia al corpo celeste –
dall’esplodere dell’emozione a quello del Big Bang)
è equivalente e simmetrico.
Non invidiate i poeti
palombari degli abissi
astronauti dei cieli
quando i loro occhi
vi trapassano e sembrano altrove
quando vagano lievi a mezz’aria
sulle faccende faticose del mondo
Non sapete delle pietre pesanti
che si trascinano dentro
degli inferni da cui spremono musica
del loro diavolo in testa
del cuore che pulsa, impazzito
fuori tempo.
Non deridete i poeti
se li vedete arrancare
su speranze improbabili
progetti impossibili
mancare insicuri risposte sensate
non sapere mai che ore sono
faticare a atterrare
se li vedete sbandare e come funamboli
mantenersi col piede nel vuoto
Non sapete che spesso precipitano
non visti si abbracciano in posizione fetale
a scontare da soli anche il vostro dolore
Amate i poeti
questi Vecchi bambini
che setacciano intenti gli umori del mondo
che nella carne e nel sangue esaltati
si rovesciano audaci
a ricomporre i frantumi delle vostre speranze
che da chimici esperti
maneggiano parole urticanti
trasformando l’oscuro in brillante
e vi visitano quando dormite
e vi baciano in fronte se siete soli
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Nella tua nuova silloge “Viaggio nella Poesia”, con prefazione di Neuro Bonifazi, si avverte l’esigenza di andare oltre la suggestione che ogni singola poesia può offrire. La tua composizione si è fatta più libera, ma anche sincopata, con sovrapposizioni continue di stati d’animo ed esistenziali, ricordi e pensieri. Forse in certi passaggi sei divenuta più ermetica. Condividi questa mia personale sensazione?
Dal mio punto di vista “Viaggio nella poesia” è davvero un piccolo poema in frammenti, una narrazione poetica di un viaggio personale in quell’“Anima del mondo” che si esprime attraverso la “Parola”. Per partorirne il materiale ho impiegato un inverno; per rivederlo quasi quattro anni di commosse riletture, tagli e spostamenti; finché ha preso, senza una vera consapevolezza da parte mia, la forma di un viaggio iniziatico che, metaforicamente, narra di un rapimento agli Inferi (morte) e di un ritorno alla luce (rinascita); per renderlo pubblico c’è voluto l’incoraggiamento assiduo del critico Neuro Bonifazi, a cui sono profondamente grata.
Dicendo questo, sembro volere alimentare la leggenda di me stessa; in realtà mi sento una piccola scrittrice di poesia, sempre insicura e pronta a dubitare del valore delle mie opere; tuttavia credo che “Viaggio nella poesia” rappresenti il massimo della mia creazione artistica e che non tornerà più per me un tempo di ispirazione così vibrante e profonda, oserei dire panica. Ero posseduta da fortissime emozioni contrastanti (stupore/paura; esaltazione/mortificazione) che rendevano molto instabile il mio stato d’animo e generavano continuamente sensazioni intense, controllabili solo a fatica. Da esse sgorgava “la parola” e non sapevo il senso di ciò che scrivevo e se ne avesse. Solo dopo avere scritto, incuriosita come non mai, facevo ricerche in Internet o nei libri, e scoprivo che le mie parole avevano molto senso, che pescavano nel sapere dell’umanità di tutti i tempi e i luoghi. Ero una donna di esperienza, con i piedi ben piantati sulla terra e molte sicurezze conquistate in tanti anni di duro lavoro anche su me stessa, e mi ritrovavo come una bambina esposta a un’energia dirompente che mi trasportava in un mondo altro, di cui non conoscevo niente e che mi rendeva curiosissima. Ecco il motivo delle sincopi, delle sovrapposizioni degli stati d’animo continui, dovuti allo sdoppiamento tra la donna reale e la sua “psiche” in folle volo, che tu hai ben ravvisato nel libro. Ecco i pensieri e i ricordi, a volte non solo personali, ma forse di tutti. Ed è sicuramente, pur nella semplicità dei versi e dei costrutti, uno scritto ermetico, cioè un testo che si può leggere a più livelli, a seconda di ciò che il lettore, con la sua cultura e sensibilità, è in grado di “intelligere”. Ognuno può entrarci e trovarci la “sua” verità.
Mi sembra poi si sia fatta forte in te il recupero di un senso dell’arcano, di una certa religiosità, che affonda le sue radici nell’amore per la cultura classica. Una metrica che si avvicina in alcuni casi alla funzione del coro del teatro antico. Demetra, Persefone, i culti orfici. Cosa cercavi nel viaggio che ti ha portato in terre lontane? cosa hai trovato?
Ciò che mi stupisce ancora è che da parte mia, quando scrivevo, non c’era nessuna volontà di costruire qualcosa o di esprimermi con uno stile invece di un altro; mi abbandonavo al flusso di una misteriosa voce poetica, affascinante e magnifica, che mi scavava nell’interiorità più profonda; i versi che ne uscivano assumevano ritmi, colori, immagini a seconda delle forti emozioni del momento. Scoprivo l’alchimia della parola, la sua ambiguità e la sua potenza; scoprivo come nascono e, nel tempo, si colorano i simboli; comprendevo meglio le parole dei poeti del passato; riportavo alla luce ricordi apparentemente dimenticati; sentivo che in realtà non dimentichiamo niente: ciò che abbiamo esperito se ne sta lì in un cantuccio, pronto a riemergere se gliene diamo la possibilità. Amore e Bellezza, Amore per la Bellezza, Sublime e Panico, Panico per il Sublime, erano i sentimenti che sperimentavo. Inconsapevolmente forse cercavo i fondamenti della mia ispirazione, le risposte al perché mi ero sempre sentita nel mondo e contemporaneamente fuori del mondo, e, alla cieca, m’inoltravo nei miti archetipi, rivestendomi di quelli a me più congeniali. Nata e vissuta fino all’adolescenza in campagna, immersa nella millenaria civiltà agricola di cui ho visto la fine, è stato facile trasferirmi nei miti di Demetra e Persefone, che rappresentavano anche il vissuto delle donne umili che mi avevano allevato. Pensa che prima non sapevo niente dei culti orfici e… me ne sono fatta quasi una cultura.
Ritieni di essere stata influenzata anche da Rilke e Dino Campana?
Rilke e Campana, insieme a Eliot e Honey, sono tra i miei poeti preferiti. Ogni volta che li rileggo mi emozionano. Sono radicati profondamente nel mio immaginario poetico e sicuramente mi hanno in qualche modo influenzata.
L’esperienza dell’insegnamento: alla fine di questo percorso c’è stata una nuova scoperta?
Mi chiedevo allora e poi negli anni successivi perché il mio poetare si collocasse in uno spazio fuori moda e, invece di parlare della quotidianità, magari con uno stile moderno o modernista o postmoderno, io tornassi a farmi affascinare dal mito e tentassi di reinterpretarlo.
Ora credo di averlo scoperto; ma solo dopo aver letto alcuni libri di James Hillman, il filosofo e psicologo analitico, allievo di Jung, che, più del maestro, ha ritenuto di fondamentale importanza per la nostra salute psichica la consapevolezza di essere agiti dai miti-archetipi.
“La Grecia permane come paesaggio interiore piuttosto che come paesaggio geografico, come una metafora del regno immaginale che ospita gli archetipi sottoforma di dei…noi ritorniamo alla Grecia allo scopo di riscoprire gli archetipi della nostra mente e della nostra cultura…” afferma James Hillman in Saggio su Pan. La Grecia ritorna a innamorare; è tornata nel Rinascimento, è tornata nel Romanticismo e nell’Idealismo tedesco, tornerà ancora. In me è già tornata, istintivamente, con i suoi simboli e mi ci sono riconosciuta. Perciò oggi mi sento di partecipare, sia pure con la mia piccola opera di spostamento del mito dal passato al presente, alla costruzione della “cattedrale di conoscenze” di questo secolo.
Oggi so che la Demetra del Viaggio nella poesia sono io, donna attempata; è il senex (di cui parla Hillman in Puer aeternus) freddo e fisso e disperato per aver perso, a contatto con le vicende del mondo, il suo puer aeternus, la sua anima innocente o fiducia originale; ma Proserpina-Persefone, l’anima innocente rapita da Plutone (morta quindi), per volere degli dei e soprattutto della Madre, ritorna in vita e si ricongiunge con lei, restituendole la sua vitalità animica. Così facendo, divengono un “Giano bifronte”, un io integrato, e “Polline in volo”, Poesia. Perciò credo che in Demetra inconsapevolmente ho riconosciuto e accolto il mio daimon, il mio destino di essere umano.
Quali sono i grandi poeti viventi che più ami?
“Grande” è il poeta che risuona nel tuo sentire e ti suscita emozioni incantevoli, perciò chi è grande per me può non esserlo per un’altra persona. Colui o colei che lascerà parole capaci, nel corso degli anni e dei secoli, di risuonare in una moltitudine di lettori diverrà “poeta grande”, una voce senza tempo e luogo. Per questo non posso fare nomi di miei contemporanei, non sarei obiettiva.
Stai preparando qualcosa di nuovo?
Ho una raccolta inedita che ho intitolato: La bellezza tragica del mondo: elegie per quattro stagioni. Negli ultimi mesi mi sono allontanata dalla poesia e ho scritto un breve romanzo.
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Franca Canapini, chiancianese, risiede ad Arezzo da molti anni. Scrittrice di poesia, ha pubblicato:
Stagioni sovrapposte e confuse – Montedit, 2010: Primo Premio Internazionale di Poesia J. Prévert 2009; Terzo premio Tagete 2010.
Tra i solstizi – Aletti, 2011: Menzione d’onore al XXXVIII Premio Letterario Casentino di poesia, narrativa e saggistica, 2013.
Il senso del sempre – Helicon, 2013: Primo al Premio Nazionale di Poesia Aeclanum 2013; Quinto al Concorso Internazionale di Arti letterarie Thesaurus 2013; Quinto al Premio Internazionale di Poesia e Narrativa Percorsi Letterari dalle Cinque Terre al Golfo dei Poeti 2014; Secondo al Premio Letterario Giovane Holden 2014.
Viaggio nella poesia – Helicon, 2014: Quarto al Concorso Internazionale di Arti letterarie Thesaurus 2014; Premio speciale “La luna e il drago” al Premio Letterario “Energia per la vita” del Lions club di Rho-Milano 2014. Menzione d’onore al Premio Internazionale “Val di Vara-Alessandra Marziale 2014.
Gente in cammino – Montedit, 2014 – opera segnalata nel concorso letterario “J. Prévert 2014”
Suoi lavori si trovano in diverse antologie e riviste di poesia, in vari siti e blog culturali e nel suo blog personale:
www.lieve2011.wordpress.com