Intervista a Santo Gioffrè
Intervista a Santo Gioffrè.
Santo, è un piacere poterti intervistare. Ammetto che anch’io, come diversi altri, ho avuto l’onore di conoscerti grazie ad ‘Artemisia Sanchez’, fiction televisiva Rai di grande successo tratta da un tuo bestseller, però mi ha sempre colpito il tuo grande attaccamento per ‘Leonzio Pilato’, come inquadreresti in poche parole il ruolo cardine di questa figura nella letteratura italiana?
L’interesse per Leonzio nasce dalla conoscenza del Personaggio e dallo straordinario apporto che Questi diede alla letteratura mondiale. Leonzio è l’ultima grande scoperta della letteratura italiana. Pochissimo noto fino agli anni’60 e soltanto conosciuto agli specialisti perché di Lui Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio ne avevano parlato, diffusamente, nello loro opere. Poi, dalla fine degli anni’60, soprattutto grazie agli studi del Prof. Agostino Pertusi, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano e grande bizantinista, la figura di Leonzio Pilato riprende il ruolo che da sempre le spetta nella letteratura italiana.
Ruolo fondamentale, perché Lui, ed in funzione minore Barlaam, diede inizio a quel grandioso genere letterario che è l’Umanesimo.
Leonzio, con la traduzione, per la prima volta al mondo, dal Greco in Latino, dell’Iliade e dell’Odissea, dell’Ecuba di Euripide, del Digesto di Giustiniano e della Fisica di Aristotele, spalancò all’Occidente le porte dell’immenso sapere conservato in quelle opere immortali, dando inizio ad una rivoluzione nel modello di pensiero in rapporto al mondo classico ed al rimodellamento dei parametri di comportamento degli Scrittori del tempo in merito alla composizione e diffusione delle loro opere.
Leonzio, insieme a Barlaam. fu il più grande Figlio che Bisanzio ebbe fuori del suo territorio metropolitano.
Che vita fu quella di Leonzio Pilato? Sembra una Calabria che più di altre è legata a un mondo antico, anche linguisticamente.
Leonzio fu, per tutta la sua vita, un fuggiasco. Un Maestro Errante, tipico assioma del fatto che, quando una Nazione o una Cultura muore sotto i colpi di una violenza spietata, proprio allora esprime le grandi Intelligenze che ne perpetuano la memoria oltre il tempo atteso!
Leonzio Pilato, greco per lingua, cultura, educazione e formazione, nasce a Seminara nel periodo di massima repressione degli Angioini contro tutto ciò che era greco! Repressione che mirava a fiaccare e distruggere la popolazione, la lingua, la religione, il sistema sociale dei Greci di Calabria.
La feroce repressione, sfociata in una vera e propria pulizia etnica, cancellò il modello culturale e religioso su cui si basava la società della Calabria inferiore e che perdurava anche dopo che Bisanzio, da 400 anni, non dominava più su quelle Terre.
L’imposizione della liturgia latina nelle cose di Chiesa e della lingua latina nella redazione degli Atti pubblici, la distruzione sistematica dei Monasteri Ortodossi, l’obbligo di regolare i comportamenti degli Uomini solo secondo le leggi Angioine, annientò la genia dei Bizantini di Calabria.
Leonzio e Barlaam, formatesi nei Monasteri Ortodossi, lasciarono la loro Terra consapevoli che il loro Tempo era finito, ma convintissimi a resistere, nella memoria collettiva dei posteri, dimostrando quanto foriera di novità poteva essere la tradizione letteraria e linguistica del mondo classico greco, così disprezzata dai pensatori latini del tempo.
Senza Barlaam e Leonzio Pilato noi non avremmo le importanti traduzioni che hanno ispirato Boccaccio e Petrarca. Che personaggio era Leonzio Pilato? Si dice che non siano molte le notizie sulla sua figura. Devi aver fatto un notevole sforzo di ricerca e conoscenza.
Quando Leonzio Pilato, nell’inverno del 1358, a Padova, sotto il Palazzo della Ragione, incontrò Fancesco Petrarca, in Italia ed Europa ,da moltissimo tempo, la lingua e la letteratura greca erano scomparsi come modelli culturali e materia d’insegnamento.
Petrarca, che dall’alto della sua famosissima poetica, intelligenza, potenza e ricchezza, aspirava a conoscere Omero e tutta l’universale sapienza che vi era racchiusa nelle sue Opere, si rivolse a Leonzio, lacero, scontroso, diffidente calabrese che stazionava sulla pubblica via intento a ripararsi dal freddo pungente, per veder esaurito il più grande desiderio della sua vita.
La domanda che, da sempre, ha assillato gli Studiosi di tutto il mondo fu: perché si rivolse, il laureato Poeta, ad uno straccione calabrese come Leonzio Pilato e non ai numerosissimi Studiosi, anche di madre lingua, che pur a Padova,provenienti da Bisanzio, stazionavano?
Semplicemente perché Petrarca sapeva che solo Leonzio Pilato era l’unico, in quell’epoca, in grado di tradurre, con sicurezza assoluta, dal greco in latino, i Poemi Immortali.
Nessun altro era capace a farlo, soltanto perché Leonzio, che mai fu un religioso, fin dalla prima infanzia era stato addestrato da Barlaam a misurarsi con la traduzione dei Poemi classici.
Non abbiamo notizie precise sull’infanzia di Leonzio, se non che era Calabrese, nato a Seminara o nel circondario. Le notizie certe su di Lui le abbiamo attraverso le opere e le descrizioni di Giovanni Boccaccio e Francesco Petrarca, dal periodo della sua venuta a Napoli e fino alla sua morte, avvenuta a causa di un fulmine e su una nave, nel dicembre del 1365. Boccaccio, che fu allievo prediletto e che l’ospitò a Firenze dove Leonzio fondò e diresse la prima Cattedra di Greco in Italia, lo descrive con la barba prolissa, solitario, scontroso, dagli occhi profondi e neri, ma d’intelligenza superiore e il più grande Mitografo dei suoi tempi.
Roberto Benigni lo glorifica, insieme a Barlaam, ad ogni inizio delle sue performance letterarie, come Padri dell’Umanesimo Italiano.
Dopo ‘La Terra Rossa’ edito da Mondadori cosa stai preparando? Vuoi anticipare qualcosa per il lettori di Patria Letteratura?
Leonzio è la mia passione ed ho studiato tutto ciò che lo riguardava, fin, anche, lo studio degli Autori più antichi che di Lui e Barlaam dicevano.
Dopo il successo di Artemisia Sanchez, Leonzio Pilato e La Terra Rossa, sto scrivendo, nel tempo in cui riesco a concentrarmi, un romanzo sugli anni ’70 ed 80 che ha a che fare molto con la mia vita!
Santo Gioffrè è nato a Seminara (RC). Collabora con diversi giornali della Regione e con riviste specializzate. E’ vincitore di diversi premi letterari; è stato insignito di medaglia d’oro per il Premio Nazionale alla Cultura nel 2002. Cinque anni dopo riceve il Premio per la Personalità Europea per la Cultura. Molto appassionato di storia e di documenti antichi.
Diverse sono le pubblicazioni: Il Terribile Flagello, Gli Spinelli e le Nobili Famiglie di Seminara, quindi Leonzio Pilato (2005, Rubbettino), Artemisia Sanchez (2001 e poi 2007 in Oscar Mondadori) – romanzo storico ispirato ad una storia vera della Calabria di fine ‘700, a cui deve la notorietà e dal quale è stata realizzata una fiction televisiva in 4 puntate trasmessa da Rai Uno -, La Terra Rossa (2010, Rubbettino)