“Il tempo materiale” di Luigi Ricca
La graphic novel di Luigi Ricca “Il Tempo Materiale” (ed. Tunué) tratta dal romanzo omonimo di Giorgio Vasta (uscito per Minimum Fax nel 2008) è un’opera intensa e lacerante.
Il libro di Luigi Ricca esalta la forza narrativa del romanzo e aggiunge, ad un libro già colmo di densità e mole, una notevole originalità interpretativa.
La lettura del romanzo qualche anno fa, mi aveva già interamente rapita, scossa, per l’atmosfera claustrofobica e cupa che è capace di costruire attorno alla vicenda di tre preadolescenti che, a Palermo, nell’anno di disgrazia 1978, si mettono in testa di emulare le azioni terroristiche delle Brigate Rosse, proprio nel momento del loro climax storico e ideologico, ovvero l’attacco allo Stato attraverso l’assassinio di Aldo Moro. I tre ragazzini, Nimbo, Bocca e Scarmiglia, simboli di una generazione che ha attraversato il boom economico dei felici anni Sessanta per approdare alla lunga stagione di sangue e terrore che ne segue, pianificano con inquietante lucidità la progressiva e lenta morte di un loro compagno coetaneo, Morana, accanendosi con accecante morbosità sul progressivo disfacimento del suo piccolo corpo, sulla metamorfosi dell’individuo in una massa priva di volontà e poi di forma. All’interno di questa dinamica di costruzione ragionata del male, i tre ragazzini si costruiscono un linguaggio proprio, artico e straniante, agiscono dei giochi che non sono tali, ma piuttosto dei veri e propri allenamenti fisici di preparazione agli attacchi che tenderanno alla società. Ne deriva la metafora di una storia universale, quella che vede la maturità dell’essere umano come risultante del sacrificio della propria purezza a favore della crudeltà. Questo infatti accade a Nimbo, che è anche la voce narrante del romanzo, perché alla fine lui si salva perché si innamora (di una bimba creola di cui non conosce nulla) e questo sentimento si rivela poi essere l’unica istanza capace di fargli interrompere e frantumare l’alienante sistema che ha costruito, per tornare ad essere un ragazzino.
Ciò che colpisce nella resa in fumetto che ne fa Luigi Ricca, è il tratto essenziale delle sue illustrazioni, disegno che graffia, sfondo bianco che prevale e domina lo spazio, a illuminare, esaltare, senza tradire la fedeltà filologica al testo, la percezione dell’opera per il lettore che già la conosce, fino a purificarla e offrire nuovi effetti di sorprendente realismo. La vittima Morana acquista ancor più specificità nella sua restituzione visiva di un corpo, cangiante, dilaniato, umiliato e soppresso, sempre più evocativo del riflesso di Aldo Moro. Nella stessa maniera si fa carne anche l’oggetto d’amore di Nimbo e così la bambina creola, nella trasposizione a matita, acquista un significante ancora più forte rispetto a ciò che è l’amore, ovvero quella condizione umana in cui ogni regola prestabilita viene sospesa, ogni più coriacea convinzione viene rimessa in discussione. Così, il simbolo della stella a cinque punte incisa dal bambino sull’albero, nel disegno della copertina, ci lascia immaginare che forse, chissà, potrebbe ancora cambiare forma, e diventare il classico cuoricino trafitto inciso dagli innamorati. La matita dell’autore, nel finale della sua splendida tavola, sembra volerci portare proprio nella direzione di questa possibilità.