“Good Resurrection” di Giuliana Sias
Recensione di “Good Resurrection” (Ensemble, 2013) di Giuliana Sias.
“Good Resurrection”, secondo romanzo della scrittrice sarda Giuliana Sias, è un racconto, ambientato nei nostri giorni, che si caratterizza per la sua originalità narrativa, in cui la trama si dipana nelle vicende della protagonista, un’aspirante scrittrice che, in prima persona, racconta del suo singolare incontro con Antonio Gramsci, prima, e con lo scrittore Antonio Tabucchi, dopo, morto poco tempo prima che potesse sottoporgli il suo manoscritto, vero protagonista (assente) del racconto, destinatario delle lettere nelle quali, confidandosi, ella gli racconta di se stessa, delle sue aspirazioni e del rimpianto per non averlo potuto conoscere direttamente, finanche chiedendosi– e chiedendogli- (non senza ragione, come ben sa chi ama leggere) se si possa amare qualcuno solo per ciò che ha scritto: in sostanza, una dichiarazione d’amore.
La peculiarità narrativa, che dà pregio all’intero romanzo per la sua originalità, sta “nell’invenzione” di un personaggio, Gramsci, co-protagonista (che le piomba nella vita recapitatogli, come si evince, dallo stesso Tabucchi -e nientemeno che da Pessoa), in carne ed ossa, sì, ma alto solo cinque centimetri, facendo supporre una dimensione dell’aldilà in formato ridotto qualora si appalesi ai mortali!
L’intero intreccio è quindi pervaso, come si può intuire, da un sottile umorismo e l’odissea della protagonista, dalla sua assunzione come giornalista de “L’Unità (per il salvataggio del quale è stata prescelta dai tre intellettuali Gramsci, Tabucchi, Pessoa), con la complicità e l’aiuto del suo stesso fondatore, fino alla parte finale, in cui si renderà conto che l’incontro con tali giganti intellettuali l’ha arricchita definitivamente e cambierà il corso della sua vita futura, viene raccontata con una leggerezza non disgiunta da momenti di acuta introspezione, che meglio si esplicano nelle lettere a Tabucchi, che opportunamente inframmezzano con spunti di riflessione le singole vicende narrative.
In conclusione, “Good Resurrection” è un romanzo godibilissimo che, per la sua facilità di lettura (grazie anche al racconto in prima persona) e il sottile umorismo che lo pervade, non disgiunto da un certo impegno intellettuale, data la caratura dei personaggi che lo popolano, merita senz’altro di essere letto e di far parte della nostra biblioteca privata.