“Garrincha” di Ugo Riccarelli
Recensione di “Garrincha” di Ugo Riccarelli (autore finalista al “Premio Campiello 2013″).
“Da un televisore, che è rimasto in funzione tutto il tempo, viene trasmesso un filmato dove si vede Garrincha effettuare la sua favolosa finta e poi andare in gol”.
Una storia di povertà consumata all’interno di sgangherate mura domestiche, con un piccolo televisore sempre acceso in una favela del Brasile. Un fratello e una sorella ripercorrono la vita di tante persone che nascono nella miseria, crescono nella miseria e infine si rassegnano alla miseria.
Lui, sprezzante e impaziente, cerca a tutti i costi una via d’uscita, ma intorno a se non ha niente soltanto una manciata di delinquenti che gli prestano “qualche lavoretto”. Lei fa le veci di una madre e prova a farlo ragionare ma il finale tragico sembra inevitabile.
“Siamo soli e dobbiamo cavarcela io e te”[…] “giovedì vengo a trovarti, te lo prometto”.
Nel frattempo l’allegria di Mané, di quel Garrincha passerotto “Alegria do povo”, si è consumata, dopo che volò via per scoprire il mondo, è ritornata in mezzo alla polvere con le sue gambette storte per assopirsi nel dimenticatoio degli esseri umani.
“Ti diranno che è stato uno stupido, che ha buttato via la vita da solo, tra i ricordi e l’alcol, ma chi lo dice è gente che sa dimenticare tutto, mentre il mio passerotto non ha mai scordato nulla”.
Ugo Riccarelli è autore di numerosi romanzi. Nel suo curriculum di scrittore può vantare importanti riconoscimenti tra cui il Prix Wizo Européen con Un uomo che forse si chiamava Schulz (Piemme, 1998) e il Premio strega 2004 con Il dolore Perfetto (Mondadori). Inoltre è fresco finalista del premio Campiello 2013 con L’amore graffia il mondo (Mondadori, 2012)
La sua ultima prova, Garrincha, oserei definirla un testo “strano”. Non ha la consistenza di un romanzo, e non ha la forma di un racconto. Mi piace vederla come una “storia”. Una semplice storia di vita, breve e mai banale, capace di farti pensare a lungo e sostare in silenzio.