«Fino all’inizio» di Alessandro Busi
Recensione di «Fino all’inizio» di Alessandro Busi. Articolo di Gianluca Minotti.
Siamo nel 2017, in Italia, quando deflagra una guerra e in sessanta secondi («It takes a second to say goodby /Say goodbye, oh, oh, oh») le bombe cadono su Lisbona, Roma, Madrid, Londra, Parigi, Berlino e Mosca. Il protagonista è un trentenne, Luca Tosco, da sempre ossessionato dagli attentati e che a causa del precipitare degli eventi non può che prendere coscienza di come il suo incubo peggiore abbia preso forma. Adesso il pericolo si annida ovunque. E se prima una passeggiata, un salto al centro commerciale o una partita a calcetto potevano comunque finire con un’esplosione coi chiodi, con una mitragliata alla schiena o con un cecchino che ti trapassa da orecchio a orecchio, ora la possibilità di saltare in aria a causa di una bomba è la prassi. La bomba, che è sempre un racconto ridotto all’osso. Chiuso in casa, Luca guarda alla televisione il contatore aggiornato delle vittime: «Alle otto di sera in testa i francesi, con sessantatré morti. Alle dieci passano al primo posto i portoghesi, con settantuno vittime. A mezzanotte, come capitava nelle serate gloriose di Giochi Senza Frontiere, sorprendiamo la Mondovisione e passiamo in testa noi, con centoundici persone senza vita e un potenziale di crescita ancora non stimabile, merito dei dispersi».
Sembra non esserci via di scampo se non quella di raggiungere l’aeroporto per volare fin negli Stati Uniti d’America, l’unico Paese forse sicuro. E così Luca prende coraggio e dopo una serie di disavventure si ritrova nella stiva di un aereo, dentro una cassa, nascosto. E nel buio, mentre sorvola l’Atlantico, scopre che accanto a lui, nella stessa cassa dove è stato rinchiuso, c’è qualcuno. E allora la paura monta perché lo sconosciuto con il quale condivide questa “bara cubica” potrebbe avere con sé un esplosivo.
Viaggio al termine dell’umano, così potremmo connotare questo romanzo apocalittico, laddove la guerra che attraversa il mondo è sempre e comunque il correlativo oggettivo di un vivere disincarnati prima di tutto dal proprio corpo. Perché Luca è essenzialmente una mente pensante costretta – quando ormai il tempo è alla fine – ad agire, a muoversi, a prendere delle decisioni, a reinventarsi, a immaginare un sé stesso diverso rispetto a quello al quale ha sempre fatto riferimento.
Ma se possibile Fino all’inizio va ancora più a fondo e tocca le nostre paure più recondite, i nostri condizionamenti involontari, la nostra impotenza appresa: il renderci conto di come tutto sia legato in maniera inestricabile. Di come quello che accade sia la conseguenza di ciò che è accaduto prima e di come tutti noi siamo in qualche modo la storia che ci raccontiamo. Perché raccontandocela, il mondo si predispone in maniera tale che quanto abbiamo sempre temuto, prima o poi accade.
Gianluca Minotti
Fino all’inizio di Alessandro Busi