“Fare il contadino della poesia”: un poema di Gëzim Hajdari
“Fare il contadino della poesia” è un poema di Gëzim Hajdari, apparso in Italia solamente nell’ultimo numero della rivista “Lettera Internazionale”, che sarà inserito nella raccolta “Delta del mio fiume”, di cui è prevista l’uscita in febbraio.
Fare il contadino della poesia di Gëzim Hajdari
Fare il contadino della poesia vuol dire tornare all’Essere,
fare il contadino della poesia vuol dire riscoprire le radici,
fare il contadino della poesia vuol dire bere alla fonte,
fare il contadino della poesia vuol dire parlare con i sassi,
fare il contadino della poesia vuol dire ascoltare la terra
fare il contadino della poesia vuol dire rileggere il cielo e la terra,
per recuperare i sapori gli odori, i colori e i raggi solari mediterranei,
fare il contadino della poesia vuol dire portare nelle narici
i profumi campestri gli odori delle erbe, i canti dei merli,
fare il contadino della poesia vuol dire sapere chinarsi
a raccogliere,
fare il contadino della poesia vuol dire chiamare le cose
per nome come fanno i muratori,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un poeta
della campagna,
fare il contadino della poesia vuol dire essere allo stesso tempo
poeta di campagna e di città,
fare il contadino della poesia vuol dire avere un cuore caldo
come la pietra focaia,
fare il contadino della poesia vuol dire mangiare la terra,
fare il contadino della poesia vuol dire lavarsi con la terra,
fare il contadino della poesia vuol dire essere maledetto dagli xhin,
fare il contadino della poesia vuol dire disincantarsi dell’industria
culturale che produce libri come le scarpe di moda,
fare il contadino della poesia vuol dire creare una poesia come il vino
della vigna, come i fichi d’india, come il pane della campagna,
fare il contadino della poesia vuol dire ridare la dignità perduta al Verbo,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un artigiano della parola,
fare il contadino della poesia vuol dire rispecchiarsi negli occhi della mucca,
fare il contadino della poesia vuol dire riconoscere nell’asino,
nel cavallo e nella mucca, i nostri antenati,
fare il contadino della poesia vuol dire che i versi abbiano
il profumo inconfondibile del pane caldo a tavola,
fare il contadino della poesia vuol dire guadagnare il piatto
quotidiano col sudore della propria fronte,
fare il contadino della poesia vuol dire sopravvivere alla giornata
lontano dalla patria tradita dai suoi figli indegni,
fare il contadino della poesia vuol dire non possedere nulla
oltre il proprio corpo, non lasciare nulla,
fare il contadino della poesia vuol dire credere nel potere
della poesia come i credenti credono nel potere di dio,
fare il contadino della poesia vuol dire comunicare con dio,
fare il contadino della poesia vuol dire scrivere la propria Bibbia
e il proprio Corano,
fare il contadino della poesia vuol dire tornare all’origine
del messaggio del Verbo,
fare il contadino della poesia vuol dire ridare la dignità perduta
all’uomo,
fare il contadino della poesia vuol dire ricostruire il tempio
della parola, distrutto dagli eunuchi del minimalismo sterile,
fare il contadino della poesia vuol dire sputare sulle banalità
letterarie contemporanee di Roma, osannate e glorificate dalla mafia
politica e culturale,
fare il contadino della poesia vuol dire scomunicare Roma come capitale
d’Italia,
fare il contadino della poesia vuol dire pisciare sulle poetiche,
fare il contadino della poesia vuol dire produrre poesia, non poetica,
fare il contadino della poesia vuol dire essere poeta, non
scrittore di poesia,
fare il contadino della poesia vuol dire recuperare il senso epico,
musicale e civile della parola,
fare il contadino della poesia vuol dire scrivere semplice
ed essere profondo,
fare il contadino della poesia vuol dire farsi capire come gli epici.
fare il contadino della poesia vuol dire crescere le parole con pazienza
come il giardino cresce le pietre focaie,
fare il contadino della poesia vuol dire scrivere sul proprio corpo
fare il contadino della poesia vuol dire scrivere con il proprio corpo,
fare il contadino della poesia vuol dire vivere il corpo,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un poeta
di petto e di pancia, non di testa e di gola,
fare il contadino della poesia vuol dire recuperare la divinità
della parola,
fare il contadino della poesia vuol dire essere libero,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un individuo,
fare il contadino della poesia vuol dire non chiedere parole
in prestito,
fare il contadino della poesia vuol dire coniare la moneta
del proprio Verbo,
fare il contadino della poesia vuol dire fare della tua nazione
l’Europa,
fare il contadino della poesia vuol dire riconoscersi nella propria
voce,
fare il contadino della poesia vuol dire portare la Voce,
fare il contadino della poesia vuol dire bellezza,
fare il contadino della poesia vuol dire eros,
fare il contadino della poesia vuol dire spingere la gente
all’amore,
fare il contadino della poesia vuol dire sedurre come seducono
gli amanti,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un amante,
fare il contadino della poesia vuol dire fare l’amore dodici volte
al giorno come una pernice,
fare il contadino della poesia vuol dire essere Uomo,
fare il contadino della poesia vuol dire appartenere alla stessa
razza umana ed essere se stesso,
fare il contadino della poesia vuol dire essere umano,
fare il contadino della poesia vuol dire tornare al mito,
fare il contadino della poesia vuol dire metter in moto
il mondo dei sensi,
fare il contadino della poesia vuol dire scendere nel proprio
io centrale tramite gli spiriti e le divinità degli antenati
fare il contadino della poesia vuol dire contropotere,
fare il contadino della poesia vuol dire sfidare l’ordine
dei poteri oscuri,
fare il contadino della poesia vuol dire essere uno scultore
della poesia,
fare il contadino della poesia vuol dire rischiare per la propria
poesia,
fare il contadino della poesia vuol dire resistere,
fare il contadino della poesia vuol dire nutrire la propria parola
con il proprio sangue,
fare il contadino della poesia vuol dire diventare carne e sangue
delle proprie parole,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un rivoluzionario,
fare il contadino della poesia vuol dire leggere la Storia
con i propri occhi e conoscere la ControStoria,
fare il contadino della poesia vuol dire misurarsi con la Storia,
non con i propri coglioni,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un ‘eretico’,
fare il contadino della poesia vuol dire non scendere mai ai patti
con i boia dell’umanità,
fare il contadino della poesia vuol dire demistificare i pseudo miti
del realismo socialista che hanno servito il regime comunista
e la lotta di classe nella mia Albania,
fare il contadino della poesia vuol dire raccontare sempre la verità,
fare il contadino della poesia vuol dire interpretare il mondo
dalla mia Darsìa,
fare il contadino della poesia vuol dire colloquiare con l’Europa
da balcanico,
fare il contadino della poesia vuol dire cogliere l’Assoluto,
la solitudine di dio e il mistero dell’esistenza,
fare il contadino della poesia vuol dire creare un dio a propria
somiglianza,
fare il contadino della poesia vuol dire saper leggere nel fango,
nel freddo, nel gelo, nel silenzio nella solitudine, nella polvere
che ci circonda, il mistero del proprio destino,
fare il contadino della poesia vuol dire raccontare la ferita mortale
dell’uomo svuotato dalla dittatura del denaro,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un Geremia,
fare il contadino della poesia vuol dire tornare all’oggettività
della poesia,
fare il contadino della poesia vuol dire creare ogni giorno,
con la punta del coltello, sulla propria pelle, una nuova patria
e morire altrove,
fare il contadino della poesia vuol dire scegliere l’esilio invece
di asservirsi al potere,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un esule
esiliato nell’esilio,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un guerriero epico,
fare il contadino della poesia vuol dire essere padrone di te stesso,
fare il contadino della poesia vuol dire amare la vita,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un martire del desiderio
della parola,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un ‘kamikaze’ d’amore,
fare il contadino della poesia vuol dire sentirsi parte della totalità,
fare il contadino della poesia vuol dire insegnare a tutti ad essere
esuli e stranieri per condividere insieme destini e futuri,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un uomo di besa,
parola data per i montanari della mia stirpe antica shqiptar,
fare il contadino della poesia vuol dire giurare non in nome di dio,
ma in nome di besa, come fanno da secoli i miei avi malsor
delle Bjeshkët të Nëmuna
fare il contadino della poesia vuol dire vivere al confine
ubriaco di mondi,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un vero bektashi,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un profeta,
fare il contadino della poesia vuol dire essere condannato
al silenzio per il tuo profetare,
fare il contadino della poesia vuol dire camminare sulle orme
di Gilgamesh, Omero, Li Po, Rumi, Virgilio, Milton, Hugo, Whitman,
Mandelstam, Tagore, Akhmatova, Lorca e Soynka,
fare il contadino della poesia vuol dire essere chiamato traditore
e nemico della patria, per aver denunciato i crimini e gli abusi
della dittatura di Enver Hoxha e dei recenti regimi postcomunisti
mafiosi di Sali Berisha e di Fatos Nano,
fare il contadino della poesia vuol dire non accettare premi letterari
e altre onorificenze dai governanti albanesi di oggi/di ieri,
in quanto responsabili della tragedia comunista,
fare il contadino della poesia vuol dire essere antinazionalista,
fare il contadino della poesia vuol dire essere ‘antialbanese’,
fare il contadino della poesia vuol dire non avere lettori nel tuo Paese
d’origine,
fare il contadino della poesia vuol dire scrivere in italiano e tormentarsi
in albanese,
fare il contadino della poesia vuol dire essere ignorato cinicamente
nel Paese d’origine dalla mafia politica e culturale,
fare il contadino della poesia vuol dire attendere mezzo secolo,
per essere invitato a presentare la propria opera in Albania,
fare il contadino della poesia vuol dire identificarsi con il dolore
del tuo popolo,
fare il contadino della poesia vuol dire memoria,
fare il contadino della poesia vuol dire far ricordare a te stesso
che il compito del Poeta è quello di rendere un età consapevole
dei proprio ideali,
fare il contadino della poesia vuol dire essere solo come Dante Alighieri
ed Ezra Pound,
fare il contadino della poesia vuol dire recuperare il legame, tra la pagina bianca
e l’onestà intellettuale, tra parola e verità, tra poesia e vita,
fare il contadino della poesia significa versi nati dalla vita
e non allevati in serra, o nelle scuole di scrittura,
fare il contadino della poesia vuol dire diffidare dell’arte
isterica, balbuziente, autoreferenziale dei metropolitani alienati,
fare il contadino della poesia vuol dire recuperare i veri valori
etici e la tradizione,
fare il contadino della poesia vuol dire gioia e dolore, vita e impegno,
nella vita, non nel linguaggio,
fare il contadino della poesia vuol dire essere cacciato fuori dalla Curia
dei poeti ufficiali di Roma, per aver denunciato, più di dieci anni fa,
la corruzione, i scambi di favori e le ruberie della vecchia gestione,
Centro Internazionale Eugenio Montale di Roma,
fare il contadino della poesia vuol dire abitare fuori dalle gerarchie
letterarie ufficiali, perché i veri poeti non accettano compromessi
e scambi di favori,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un poeta antico,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un vero contadino,
fare il contadino della poesia vuol dire essere un vero intellettuale.
fare il contadino della poesia vuol dire scrivere non per essere
creduto, ma per il popolo e per quelli che verranno,
fare il contadino della poesia vuol dire contribuire al beneficio
dell’umanità,
fare il contadino della poesia vuol dire salvezza,
fare il contadino della poesia vuol dire vivere negli altri,
fare il contadino della poesia vuol dire attraversare la vita,
fare il contadino della poesia vuol dire essere uno straniero di passaggio.
Note per comprendere la poesia
Xhin (djin): anime malvagie che escono di notte e hanno una potenza soprannaturale sugli uomini e sulle cose. Il mito appartiene alle fiabe albanesi di Darsìa.
Darsìa: provincia collinosa dove è nato l’autore, situata nel nord’est della città di Lusnje, in Albania.
Geremia: profeta e grande poeta (650-586), testimone della crisi dello Stato di Giuda, visse con dolore la conquista di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor, il re della Babilonia; lotto contro re, contro preti, falsi profeti, traditori, avrebbe voluto la pace e la fratellanza e invece ebbe guerre, deportazioni, massacri.
Besa (oppure Fjala e Dhanum): significa sicurezza, ma anche tregua ed alleanza. È la fede giurata, la parola data, la protezione promessa ad un ospite, ad un amico. La besa è qualcosa di assoluto e complesso nello stesso tempo: è un patto di fedeltà che si stringe con un uomo, vivo o morto, con un’istituzione (l’ospitalità), con la propria terra. La besa supera la sfera dell’uomo singolo è diventa norma di vita collettiva e quindi virtù sociale. E’ considerata un atto di cavalleria e un dovere.
Shqiptar: albanese.
Malsor: montanari delle Alpi, da dove proviene anche la stirpe del poeta.
Bjeshkët të Nëmuna: Montagne Maledette, situate nel nord d’Albania, dove ha regnato per 500 anni il Kanun, Codice Giuridico Orale Albanese.
Bektashi: Confraternita mistica seguace di Jalal al Din Rum (1207-1273) in Albania cui appartiene la tradizione familiare del poeta.
Enver Hoxha: uno dei dittatori comunisti più spietati dell’Europa. Governò l’Albania dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla sua morte nel 1985 come primo segretario del Partito Comunista Albanese. Durante il suo regime sono stati uccisi 5500 mila oppositori, 4500 persone scomparse, rinchiusi nelle carceri 30 mila, rinchiusi nei campi di internamento 60 mila, oltre la distruzione dello Stato, dell’amministrazione, dell’economia, delle generazioni intere, della cultura, della spiritualità e dell’isolamento dell’Albania dal resto del mondo per più di mezzo secolo.
Sali Ram Berisha (1944): ex segretario del Partito Comunista di Enver Hoxha, nonché cardiologo facente parte dello staff dei medici che prendevano cura dei membri del Politburo del regime. È stato Primo Ministro (2005-2013), nonché Presidente della Repubblica d’Albania postcomunista (1992-1997).
Fatos Nano (1952): figlio di Thanas Nano. Già direttore della Radio Televisione durante il regime di Enver Hoxha, e di Maria Nano, ricercatore presso l’Istituto di Studi Marxisti-Lenninisti. F. Nano è stato diverse volte primo ministro dell’Albania postcomunista.