Facce dietro i libri. Passeggiata alla fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi 2013
#Più libri più liberi 2013.
Visto dall’alto delle scale che conducono al primo piano, il salone della piccola e media editoria Più libri più liberi, allestito nel palazzo dei congressi dell’Eur, è un insieme di teste, giacche, piedi e mani che cercano qualcosa fra gli stand. Dalla a di Absolutly free alla z di Zona, gli editori che espongono i lavori di un anno ai titoli di coda sono tanti, e ognuno propone un tema, una filosofia, una sfumatura di quella cosa conosciuta come “il piacere di leggere”. Un piacere che è anche un dovere, un onore, un privilegio.
Una volta che ci si butta nella mischia la situazione è diversa. Con il cambio di prospettiva ci rendiamo conto che anche la nostra testa, i nostri piedi e le nostre mani di lettori fanno parte di quel tutto che prova a darsi un ordine. Lo sguardo salta dalle copertine dei libri (colorati, rumorosi, accademici) alle facce di chi sta dietro i banchetti o affolla i corridoi. E qualcosa tra copertine e facce ci spinge prepotentemente a farci delle domande che aggiunge una quota alla Risposta che andiamo cercando.
C’è la faccia sorridente e il naso adunco di Francesco Scarcella (Playground, stand D11) che ti parla con garbato amore di Edmund White, quella di Angelo Zabaglio/Andrea Coffami, vestito da Babbo Natale, che ti costringe a comprare il suo ultimo libro Ne prendo atto (Bel-ami Edizioni), e ancora quella stravolta di Matteo Chiavarone (Edizioni Ensemble Q12) reduce dalla presentazione del libro di Armando Gnisci Via della Transculturazione e della Gentilezza, e insieme a queste migliaia di altre facce giovani vecchie maschie femmine barbute e meshate che si aggirano intorno a migliaia di libri, con dentro i nomi, e ancora i visi di Giorgio Agamben (il melangolo), Pedro Juan Gutierrez (edizioni e/o), Enrico Macioci (col suo imponente la Dissoluzione familiare, Indiana) e moltissimi altri…
Ogni faccia, ogni copertina è un’occasione. Per incontrarsi innanzi tutto. Per parlare, per tirare le somme, per confrontarsi, per condividere sogni, passioni, punti di vista. E forse per sentirsi meno soli.
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