“Evviva il canto del gallo nel villaggio comunista!” di Gëzim Hajdari
Recensione di “Evviva il canto del gallo nel villaggio comunista!” (Besa, 2013), raccolta di slogan comunisti del periodo del regime a cura di Gëzim Hajdari.
Questo libro di Gëzim Hajdari è una raccolta degli slogan nati sotto la feroce dittatura di Enver Hoxha, che rimase al potere in Albania fino al 1990. Hajdari ci restituisce una memoria storica importante, ma non troppo conosciuta, quella del regime albanese, uno dei più chiusi nei propri dogmatismi.
Accanto ad Epicedio Albanese che documenta le stragi e gli esili di umanisti, intellettuali e artisti dissidenti dal 1920 al 1989, questo libro costituisce una raccolta esaustiva dei principi agghiaccianti che fecero parte di quella dittatura. Forse vale più di cento saggi per capire cos’è una dittatura e qualsiasi totalitarismo.
Ora, c’è un curioso pregiudizio, ovvero che vi siano dittature meno aberranti di altre, in realtà la differenza consiste solo in quelle che in contesti geopolitici diventano più bellicose o meno, sia con gli altri paesi che con i propri sudditi non compiacenti, per non parlare poi delle azioni che esse mettono in atto relativamente alla cosiddetta pulizia etnica e nei processi omologatori. La forza distruttiva viene concessa dalla storia, attribuendo più risorse e potere ad una certa realtà invece di un’altra, o anche lo scontro con un certo tipo di opposizione interna, che evidenzia la natura oppressiva delle dittature. Questa condizione si palesa più o meno fortemente a seconda che un popolo abbia soddisfatto almeno temporaneamente certi bisogni di sussistenza, poi siccome vivere non significa sopravvivere a se stessi, esplode il dissenso.
Hoxha potendo avrebbe trasformato il suo bellissimo paese in un’armata tesa alla conquista e sottomissione di altri popoli, ma devo dire che egli ha interpretato ottimamente il ruolo di bellicoso tiranno. L’ex regime ha rappresentato nell’area mediterranea uno dei peggiori per quel che concerne il blocco del vicino est, ed è per chiusura e grettezza di visione uno dei più cupi, dove orrore e comicità si toccano; quest’ultimo aspetto comune a tutte le dittature. Il regime a un certo punto divenne inviso persino agli altri paesi della galassia dei totalitarismi dell’est, questo per la sua forte resistenza a qualsiasi revisionismo.
C’è un pregiudizio negativo che striscia in alcune culture occidentali, ovvero il credere che esistano “dittature buone” solo perché queste sembrano occuparsi pure del sociale, dei lavoratori e della sanità. Ogni tanto si sente dire: “sotto tal dei tali non si poteva fare questo o fare quello, però vennero costruite la ferrovia, gli ospedali, la piazza…” Tutte le dittature hanno una componente oligarchica e una sociale. Tutti i totalitarismi cercano e trovano il consenso sociale sulla base di un programma che vede sempre al centro lavoro, case popolari, scuole, ecc.”
Credere che una dittatura sia “buona” solo per le logiche popolari, populiste e sociali che la sostengono significa non essere sicuri delle proprie basi civili, collettive e democratiche. E’ un po’ il “Francia o Spagna purché se magna” della nostra Italia pre-unitaria, aspetto che per fortuna non ha prevalso troppo spesso nella nostra nazione.
Slogan come “Evviva il canto del gallo nel villaggio comunista”, “Evviva il pianeta Stalin”, “Il partito comunista albanese è fondato su ossa e sangue”, “Il cervello del compagno Enver è anche il nostro!”, “Quando parla il compagno Enver il mondo trema!”non sono motteggi goliardici da comune agricola o da circolo universitario, ma un opera di lavaggio del cervello e successivamente tragica assuefazione.
Tuttavia è giusto entrare nel vivo di quello che ha significato la dittatura albanese nella cultura letteraria.
In Epicedio albanese Hajdari racconta il massacro di cui sono stati vittime poeti e scrittori albanesi dal 1920 al 1989, qui invece troviamo una serie di slogan dedicati all’arte e alla letteratura, esemplificativi di ciò che dovrebbe essere arte e ciò che non lo è. Eccone alcuni:
Facciamo nostri i preziosi insegnamenti del compagno Stalin su arte e letteratura!
Il discorso del compagno Enver, un effetto meraviglioso sulla vita letteraria e artistica del Paese!
Abbasso i servi della degenerata società occidentale come Kafka, Joyce, Sartre, Kamy, Roger Garaudy, Natali Sarrot, Rob Grijene, Mishel Bytorit, Klod Simon, Solgenitsin, A. Kuznecov A. Demetjev, Tvardovskij, Xhon Hers e L. Andrejev!
Ho una cieca fiducia nei confronti del Partito, senza il suo aiuto non sarei stato altro che uno scrittore mediocre!
Lo scopo dei revisionisti reazionari è quello di ignorare le tesi di Lenin sul ruolo del Partito nelle opere letterarie!
Abbasso gli outsider, gli antieroi di Kamy o di Beckett!
Abbasso i poeti del tardo Rinascimento albanese, inutili discepoli dell’arte per l’arte. Abbasso gli scrittori musulmani, i poeti sentimentali, i mistici, i seguaci di Nietzsche e di Freud!
Slogan che farebbero ridere se purtroppo non avessero fatto piangere. Freud poi è stata un’altra ossessione di Hoxha, e sinceramente viene il dubbio che lui ne avesse paura personalmente, cioè che in qualche modo temesse che divenire oggetto di un’analisi freudiana avrebbe minato certe sue false certezze, consapevolizzandolo di qualche aspetto recondito della propria personalità.
Un paio, a titolo esemplificativo:
La teoria di Freud è una disgrazia per la letteratura del realismo socialista!
Freud è la causa di un’epidemia mai vista nella cultura mondiale! La sua teoria sta divenendo sempre più pericolosa e sta contagiando, l’una dopo l’altra, tutte le letterature, nonché generazioni di scrittori e di artisti!
Bisogna ricordare però che sia nella stessa Albania non meno di altrove artisti e intellettuali sono stati messi a tacere in modo più subdolo, ovvero creando attorno a loro un deserto di opportunità, isolandoli, ignorandoli o contribuendo in tal senso. Questo modus operandi è peggiore dell’esilio e della persecuzione; non troppo raramente si palesa sottilmente anche nelle democrazie moderne, dove secondo alcuni – esagerando in parte – esiste la “dittatura del mercato e del consumismo”, di cui un frutto è il virus di una certa perversa economia finanziaria, che condiziona anch’essa politiche e comportamenti. Nelle dinamiche oppressive molto semplicemente il principio basilare è che tutto ciò che non può esprimersi, semplicemente non esiste. Se un libro non viene pubblicato e fatto conoscere il suo autore resterà inoffensivo, non avrà influenza sulle menti o le coscienze.
Riguardo al paese delle aquile si dovrebbe parlare ancora molto dei lager, degli assassinii, delle fucilazioni, delle stragi.
Bisogna aggiungere che Gëzim Hajdari critica aspramente anche il sistema nato dalle ceneri del vecchio regime, fatto di un liberismo di bassa lega, di dubbia democrazia reale, di poteri vecchi che si travestono da nuovi. Il gattopardesco “affinché tutto rimanga come prima occorre che tutto cambi” risuona nelle valli albanesi.
L’Albania comunque sta cercando di tracciare un nuovo percorso. C’è un popolo fatto di studenti, giovani, donne, anziani e imprenditori che pensa all’Albania del futuro e che si dimostra fertile ai valori di libertà e democrazia, di cultura sociale e umanistica. C’è un’università viva, cresce il turismo, si rinvigorisce la pesca. Cose reali che ci fanno capire che esiste una comunità che si riappropria della propria terra.
A conclusione desidero offrire altre “perle” di Hoxha tratte dal libro di Gëzim Hajdari, ricco anche di foto e considerazioni documentate:
Abbasso l’Eurocomunismo di Berlinguer!
Evviva i tuoni comunisti!
Con forbici comuniste taglieremo le chiome dei capelloni!
Abbasso i pantaloni in jeans!
Abbasso la minigonna!
Abbasso la maxi-gonna!
Evviva le galline comuniste!
Dobbiamo strappare le minigonne alle donne!
Abbasso Madre Teresa di Calcutta, agente segreto del Vaticano