“Dragon Town” di Cosimo Dellisanti
Recensione di “Dragon Town” (Ensemble, 2014) di Cosimo Dellisanti.
«Temi un’altra “Avetrana”, non è vero?».
«Per la miseria, ho appena visto qualcosa di infernale!»
Alice è una ragazza di venticinque anni abbastanza conosciuta a Taranto per le sue poesie e il suo impegno politico.
Alice è stesa sulla riva del mar Piccolo, morta.
Il suo corpo è mutilato e svuotato con una violenza tanto lucida da lasciare inorriditi anche gli uomini della scientifica. Il caso scatena subito una smaniosa ricerca del colpevole supportata dal bombardamento mediatico e, come spesso accade, il dito di molti si punta nell’immediato contro il fidanzato della ragazza. Ma la situazione forse è più complessa di quanto sembri: Dragon Town infatti, una setta i cui membri praticano atti di cannibalismo, si dichiara responsabile dell’omicidio. La polizia è in difficoltà e messa a dura prova non solo dalla morte di Alice, ma anche dalle conseguenze inevitabili e sconvolgenti che derivano dall’invadenza dei media. Non molto dopo questa triste vicenda, la situazione si complica ulteriormente: un magnate indiano vorrebbe stabilire a Taranto una delle sedi della sua Università e, durante il suo soggiorno in città, sua figlia viene rapita…
Cosimo Dellisanti ha un occhio critico molto acuto e pungente e un ottimo senso del ritmo.
Queste sono cose che vanno sottolineate perché spesso i thriller rischiano di perdere il senso d’insieme e di arrivare a prendersi troppo sul serio, sfiorando così una non voluta caricatura di loro stessi. Il romanzo di Dellisanti invece non lascia nulla al caso e riesce, grazie ad una gestione dei tempi e dei dialoghi davvero ben calibrata, a tenere il lettore ben attento dall’inizio alla fine anche durante le descrizioni – rigorosamente macabre – di tutti i minimi particolari.
Nonostante Dragon Town sia un thriller, non si può dire che l’autore parli solo d’indagini. Lo sguardo di Dellisanti cerca di indirizzare quello del lettore verso se stesso, verso la società in cui vive. Non è il cadavere il protagonista della scena del delitto, né l’omicidio: il vero punto focale è ciò che gli gira intorno. Il modo in cui i giornali fanno circolare le notizie, il modo in cui esse vengono recepite, come un fatto di cronaca possa diventare un argomento febbrile – non a caso, infatti, il caso di Avetrana viene nominato più volte.
Il punto di forza maggiore del libro è probabilmente la capacità di svelare, a volte con una punta di sarcasmo e altre con un tono decisamente più grave, le piccole e le grandi pecche della società nella sua totalità. Questo risulta palese soprattutto in alcune sottili stoccate – mai di cattivo gusto – che l’autore sferra in alcuni ritratti di personaggi o nella definizione di alcune “categorie umane”.
Dragon Town è un libro che si legge in modi diversi: tra il sorriso amaro e le sopracciglia aggrottate, induce a riflettere e diverte allo stesso tempo.