“A dio ho chiesto di scrivere solo cose utili”. È morta all’età di 93 anni la grande scrittrice Elena Bono
Si è spenta all’età di 93 anni la grande scrittrice sonninese e ligure d’adozione Elena Bono.
Elena Bono è morta. Nata a Sonnino nel 1921 ma ligure d’adozione, era considerata dalla critica ufficiale “la più grande scrittrice italiana vivente”. Figlia di un noto studioso di letteratura classica Francesco Bono e di Giselda Cardosi, è vissuta a Sonnino fino all’età di 10 anni, quando i genitori si trasferirono prima a Recanati e poi a Chiavari, dove nel 1959 sposò il giovane imprenditore e critico letterario Gian Maria Mazzini. Elena Bono esordisce con Garzanti nel 1952 come poetessa con “I galli notturni”, rivivendo in quei versi struggenti la sua lunga notte del 1943, e come narratrice nel 1956 con “Morte di Adamo”, edito sempre da Garzanti, una raccolta di racconti che colpì molto Emilio Cecchi per la “scrittura estremamente composita e, al medesimo tempo, capace delle più strane, labili evocazioni […] e per la violenza espressiva al cui confronto certe immagini di un Altdofer e di Grunewald possono sembrare degli zuccherini.” Un libro epocale finito ingiustamente nel dimenticatoio. Una poetica mistica quella di Elena Bono, convinta di non aver mai scritto una sola parola se non sotto dettatura della “Voce”. “È quella Voce che mi presenta i personaggi dei miei libri e io ho solo il compito di decifrare i loro pensieri, le diverse lingue in cui si esprimono per poi trascriverle. L’elaborazione è lunga, faticosa, nauseante. Però l’ispirazione è un’altra cosa, è momentanea, fulminea.”
Una spiritualità vissuta a pieno fino alla fine da terziaria francescana. “Tutta la mia vita- amava ribadire la grande poetessa sonninese- è centrata nel fatto che Gesù stesso s’è voluto chiamare “la Parola”: Verbum. Io, da cattolica, ho sempre avuto un rispetto enorme, un sacro terrore della parola”.
Elena Bono ci lascia una produzione letteraria di altissimo valore, ma “tutto quello che ho scritto è in realtà un solo libro che si ricollega alla Passione di Cristo. Da giovane, durante una brutta malattia, ho avuto una visione: un uomo di spalle grondava sangue; quando si è girato, l’ho riconosciuto, era Gesù. L’ho interpretata come un segnale e ho chiesto a Dio di aiutarmi a scrivere solo cose utili.” La stessa enfasi che troviamo in una delle sue ultime poesie: “Mi ha insegnato mio padre/ che il cuore dell’uomo/ è un altare/ dove ogni giorno/ ogni istante – della notte e del giorno – / discende Gesù/ agnello sacrificale/ che porta sopra di sé/ i peccati del mondo.”
Elena Bono è salita al cielo, sorretta fino all’ultimo soffio di vita da una fede profonda, lei che considerava la morte come il “momento in cui conosceremo noi stessi e i grandi misteri della vita umana.”