Conversazione con Elena Clementelli, una poetessa che ha varcato i confini della poesia italiana
Patrizia Pallotta ha scambiato con Elena Clementelli, attraverso alcune domande, pensieri piacevoli sul suo modo di pensare ancorato a quello che dovrebbe essere il genere di poesia, di poesia vera, che secondo la poetessa va scomparendo.
Elena Clementelli è tra le più grandi poetesse viventi, ha compiuto l’8 Marzo ben 91 anni, gode ancora d’una mente lucidissima, anche se a tratti dimentica qualcosa.
Ricordiamo brevemente le sue numerose opere scritte come studiosa di lingue e letterature iberiche ed anglosassoni. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti e premi durante un percorso di quasi cinquanta anni di raccolte. Tra le sue antologie poetiche ricordiamo : “Il mare dentro”, “Le ore mute”, “Così parlando onesto”, e l’ultima del 2007 “Poesie d’amore”, “Questa voce su di noi” ed altre.
Sue poesie sono uscite su numerose riviste italiane e straniere fra le quali: “Poesia Italiana del novecento”, “Italian Poetry today”, “The green flame” , ma l’elenco non termina qui.
In parallelo l’autrice ha svolto una rilevante e numerosa mole di lavoro soprattutto come esperta nel campo della letteratura ispanica e americana. Sue sono le traduzioni di Juan Goytisolo “Le terre di Niar”, “Il ricorso del metodo” di Adolofo Bloy Casares e scritti e discorsi di Ernesto Che Guevara raccolti in “Ideario” (1996) e “Questa grande umanità” (1977). Ha inoltre accompagnato la traduzione con saggi introduttivi, commenti e note nella pubblicazione di: “Tutto il teatro” di Federico Garcia Lorca, “Antologia degli spirituals”, “Poesie e scritti su letteratura e arte di Ernesto Che Guevara”, in collaborazione con il suo compagno Walter Mauro, grande critico e scrittore, deceduto due anni fa il quale ha lasciato un grande vuoto sia come docente che come uomo.
Hai scritto molti libri tra poesia saggistica e narrativa, tanto che non è sufficiente una pagina per elencarli tutti. Ti ritieni soddisfatta di questi tuoi lavori?
Sicuramente lo sono, quello che ritengo oggi non si faccia sia lo studio costante da parte dei giovani scrittori emergenti e soprattutto da parte dei poeti. Io personalmente non ho mai abbandonato questa idea e mentre lavoravo continuavo a studiare le idee e le proposte degli altri poeti.
Elena, come vivi la poesia oggi?
Ho un’alta opinione della poesia, per me rappresenta oggi un fatto isolato, sebbene sia un’apertura globale in quanto essa rappresenta e svela al meglio la natura dell’animo umano.
La sua bellezza dipende anche da come si presenta e di cosa si scrive. Sussiste, infatti tanta incomprensione, ci sono poesie che non possono essere chiamate tali, ritengo che oggi la poesia venga trascurata, sia nelle scuole sia nella cura che i “cosi detti” poeti non esercitano, possiamo infatti salvarne pochissimi, perché sempre più rari.
Chiunque oggigiorno pensa di scrivere poesie, è indispensabile capire che non è necessario usare termini licenziosi o fuori della retorica per poter scrivere versi, ma che versi siano anche composti di parole semplici, questa è poesia vera.
Quali ricordi hai dei poeti ispanici che hai conosciuto?
Jorge Luis Borges era un uomo di poche parole, schivo e molto chiuso nel suo mondo, ma un grande sicuramente. Garcia Marquez, invece nacque come giornalista e mi raccontò che una sera mentre leggeva un giornale gli capitò di leggere un articolo sulla poesia e da quel momento ebbe la voglia di scrivere, prima come un esercizio, poi con curiosità ed infine affinò talmente le sue capacità che vinse il premio Nobel. Fra i suoi scritti ricordo “ Metamorfosi” di Kafka” e “ Cent’anni di solitudine”.
Come vedi la poesia proiettata nel futuro?
Ho letto alcuni giorni fa una raccolta di poesie ei giovani poeti e poetesse. Non ho trovato nessuno che potesse emergere. A questo punto è necessario tornare al passato, ai grandi che pur avendo scritto anche qualche opera di valore minore,la loro produzione è immensa e di alta qualità
stilistica e concettuale. Porto come esempio G. Carduccci e i suoi momenti di straordinaria poesia, per non escludere G. Leopardi e gli altri poeti e scrittori del diciannovesimo e ventesimo secolo, che tutti conosciamo, senza necessità alcuna di farne i nomi. Attendo quindi un poeta che possa veramente meritarsi quest’appellativo, lo spero molto.
Elena che consiglio daresti ad un poeta emergente con tanta poesia nel cuore?
Debbono, secondo me rivolgere uno sguardo al passato, con molta umiltà, evitare per emergere le licenziosità di cui parlavo poc’anzi e studiare e scrivere molto e vedere cosa possa esserci davvero di buono nei versi, affidandosi ai suggerimenti che vengono “frequentando” la poesia a partire da Catullo in poi. E’ da loro che aspettiamo una risposta.