"Claude Glass" di Marco Saverio Loperfido

“Claude Glass” di Marco Saverio Loperfido

Recensione di “Claude Glass” (Annulli Editore) di Marco Saverio Loperfido.

Claude Glass è un romanzo epistolare che si basa su una finzione letteraria in cui un giovane, Michel Cioran, trova un carteggio nell’emporio di robivecchi del padre.

Apparentemente non ci sarebbe nulla di strano, lo stesso Michel Cioran lo ammette nella lettere che invia alla casa editrice che apre il romanzo.

Ora avviene il miracolo.

La corrispondenza si tiene tra due coetanei di circa venti anni, un inglese e un italiano, il primo dei quali però è vissuto due secoli prima del suo corrispondente italiano.

Come nel film “la casa sul lago”, un punto dell’Italia centrale è un ponte che trascende lo spazio e collega due secoli così diversi tra loro.

Nel 1700, età del giovane Robert Grave, c’era un fervore, un continuo cambiamento: si istaura la prima repubblica, tutti gli occhi del mondo occidentale sono puntati su una Francia che rivendica la sua atea trinità di egalitè, fraternitè et libertè.

La natura dispiegava i suoi misteri arcani agli studiosi.

Si ritrovava un certo gusto neoclassico per l’arte.

Robert Grave è un degno figlio del suo secolo: attivo, curioso, volto al futuro, ma non esente da una certa predisposizione all’esoterismo, com’era molto comune all’epoca.

Bohemièn ante litteram, nel suo viaggio per l’Italia, colto dallo spleen inizia a vagare per la campagna e, seguendo un impulso che neanche lui sa spiegare, nasconde un foglio del suo diario di viaggio all’interno di una quercia.

Nel 2012 Sebastiano Valli è, non da meno, influenzato dalla sua contemporaneità.

Afflitto dai problemi del nostro secolo, un giorno trova il suddetto foglio nell’emporio di robivecchi citato all’inizio del romanzo. Spinto anche lui dallo spleen risponde:

Robert, è una sconfitta per me, e forse per tutta la società, che io oggi faccia questa cosa impensabile: scrivere una risposta a questa tua lettera sospesa nel tempo, persa nel tempo, che è arrivata a me per caso. […]Sono estraneo alla gente, costretto alla solitudine e all’individualismo ad attaccarmi a questo gioco dell’anima: fingerti ancora vivo e in grado di leggermi. […]

Sebastiano non si sarebbe mai aspettato che Robert potesse rispondere.

Con un’abilità rara, unita a una raffinata empatia, l’autore Marco Saverio Loperfido riesce a rendere reale l’esperienza dei due, descrivendone i normali dubbi e le ovvie reticenze che due giovani di due epoche così diverse potevano avere:

l’unica cosa che trovo sbagliata è la data: ovviamente è sbagliata. (Robert)

è uno scherzo? Una candid camera? Una truffa? (Sebastiano)

Robert è più pronto a credere a tale miracolo spaziotemporale: il ’700, sebbene epoca dei lumi e dei progressi scientifici, era molto legato all’esoterismo e anche le persone che avevo avuto una buona istruzione tendevano a credere alla magia e ai miracoli con estrema facilità. Sebastiano, però non è così facile da convincere: dopo aver pensato che si trattasse di uno scherzo pensa alla schizofrenia, a una malattia mentale, a qualsiasi cosa lo aiutasse a spiegare razionalmente quello che gli stava accadendo. Ben presto, tuttavia, il bisogno di alleviare la sua galoppante solitudine vince sulla razionalità e si abbandona all’esperienza.

Così tra i due si instaura un’amicizia affettuosa: sono due anime simili che si sono trovate, nonostante il tempo, nonostante lo spazio.

Uno dei nodi fondamentale del romanzo è la differenza tra le due realtà che appaiono così diverse e così lontane. Ma forse, la diversità delle due epoche è solo apparente, superficiale, labile. Nelle loro lettere, infatti, convengono che la loro è una differenza quantitativa, non qualitativa: il mondo, al di là dei progressi scientifici non sembra molto cambiato. È sempre lo stesso. L’unica cosa che cambia veramente sembra essere il tempo: ecco l’unica e importante differenza tra le epoche dei due amici.

Il tuo mondo, il mondo del futuro, non è così diverso da come lo immagino. È difatti solo una differenza quantitativa quella che ci separa, non qualitativa. Gli uomini, a quanto ho capito, si spostano ancora. Noi facciamo lo stesso. Gli uomini combattono ancora. Noi facciamo lo stesso. Gli uomini sono ancora sulla terra. Mangiate? Fate figli? Siete illuminati dal sole? Morite ancora? (Robert)

Eppure sembra esserci qualcosa di fondamentalmente diverso: il mondo di Robert è vivo, veloce, pronto ad accogliere entusiasta il futuro che ha davanti; pronto a scoprire i misteri che svelerà; sognare i suoi sogni, vincere le sue battaglie. Forse è proprio questo che il tempo scorre più velocemente rispetto a quello di Sebastiano.

Il 2012 si presenta come un’epoca stanca di correre verso un miglioramento che sembra non arrivare. E scorre lento, affaticato, claudicante, o forse è solo timoroso di arrivare a un traguardo che nasconde in sé una fine dolorosa.

È una specie di implosione, di risacca, di rallentamento. L’effetto che comporta è un senso di infelicità generale, di malessere. Il tempo scorre lentissimo e la noia fa il suo ingresso nella porta principale della mente. […] in realtà sei solo diventato più debole e insicuro. Le novità, anche quelle più stupide, ti sembrano delle incredibili minacce alla tua serenità faticosamente trovata”. (Sebastiano)

Uno dei punti principali, come si evince dal titolo, è il claude glass. Uno specchietto usato dai pittori del ’700 che permette di vedere e dipingere il paesaggio che avevano alle loro spalle

Ed è proprio questo il tema principale: guardare avanti per vedere cosa c’è dietro.

O forse guardare dietro per vedere cosa c’è avanti?

Non sembra esserci molta differenza.

Robert e Sebastiano iniziano a vedere e interpretare il mondo attraverso le esperienze e i consigli dell’altro, influenzandosi a vicenda, trasportando Robert un po’ più avanti nel futuro e Sebastiano un po’ più indietro, nel passato. Questa influenza continua a rafforzarsi finché agiscono e ragionano come una sola persona e addirittura Robert nella lettera del 9 aprile 1793 si firma con il nome dell’altro.

Così come i due diversi ritmi temporali si sono rincorsi fino ad arrivare nello stesso periodo dell’anno, anche le due anime si sono rincorse fino ad essere così simili da essere l’uno il riflesso dell’altro.

Non come due rette parallele, ma in un modo più profondo e più luminoso: come la stella Sirio.

Sirio, la stella più luminosa del cielo boreale, è in realtà composta da due stelle distinte che, condizionate dalle loro gravità, orbitano tra loro, e una non può sussistere senza l’altra, ma viste da questo angolo remoto del cosmo sono una cosa sola: la stella più luminosa del cielo.

Così sono Robert e Sebastiano, due anime distinte che sembrano solo una, due vite separate che non possono sussistere singolarmente: sono due anime binarie.

È solo una finzione letteraria, ma che bello se fosse vero.

Bello come la luce di Sirio.

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