"C’è un cartello in alto sopra il sipario scarlatto". Una poesia inedita di Giorgio Linguaglossa

“C’è un cartello in alto sopra il sipario scarlatto”. Una poesia inedita di Giorgio Linguaglossa

“C’è un cartello in alto sopra il sipario scarlatto” è una poesia inedita del poeta e critico Giorgio Linguaglossa.

C’è un cartello in alto sopra il sipario scarlatto di Giorgio Linguaglossa

Inavvertitamente aprii la porta. […] e vidi
il palcoscenico del sonno.
C’è un cartello in alto sopra il sipario scarlatto.
V’è scritto a caratteri cubitali:
«Asilo privato dell’Ombra».
Un attore fa ingresso teatrale e un inchino
al pubblico:
«Siamo nell’asilo privato dell’ombra
o dei morti viventi
come lo chiamano i suoi detrattori
– spiega il saltimbanco –
dove gli umani dormono il loro geroglifico sonno
convinti di essere vivi e vegeti».
E qui c’è un battito di mani del pubblico.
«Di qua c’è il Ponte del Male, o del Bene, fate voi
– continua il buffone – di là
c’è Venezia che riposa sulla laguna
di Murano e di maioliche con i leoni alati
di San Marco, le grazie femminili del Tiepolo,
i palazzi del Doge…».
[…]
Nove sorellastre vestite di rosso siedono all’ingresso.
Un sentiero di ghiaia si biforca,
il primo conduce ad una torre di pietra grigia,
il secondo conduce ad una torre di pietra bianca,
ma è soltanto un abbaglio, entrambe le torri
sono la medesima torre,
i prigionieri dell’ombra vagano inconsapevoli
da una torre all’altra.
Siamo nella Torre della Felicità.
In alto, danzano sette rossi pagliacci.
In basso, un cancello astato avvolto dall’edera.
Oltre il cancello ci sono tre pianure
con delle belve di guardia agli ingressi.
[…]
«Ma dove?, quale cammino?», chiedo
ai prigionieri dell’ombra ma quelli non mi rispondono
e mi voltano le spalle.
«Un castello di carta che un soffio di vento insidia»,
mi dice un’ombra aldilà di un parapetto.
«Nessuna pioggia mai, c’è un sole splendente, notte e giorno.
Il sole nero della notte e il sole bianco del giorno.
I prigionieri bevono il sole nero della notte
e Marlene canta nel sole bianco del giorno».
Queste parole mi giunsero da un’altra ombra
che non potevo scorgere
tant’era fitta in quel luogo l’oscurità
ch’io persi l’orientamento.
[…]
In qualche modo, io e i prigionieri, arrivammo
al secondo cancello. L’aprimmo.
C’è un’altra pianura simile alla precedente.
Una tigre sferza con la coda il bitume dell’aria.
C’è un muro di calcestruzzo con sopra una ringhiera
di filo spinato attraversato dall’alta tensione
e degli specchi
che riflettono la luce del sole bianco
e accecano i prigionieri dell’ombra.
In uno specchio vedo come in un film uomini in fila indiana,
indossano un pigiama a strisce verticali,
d’un colore indistinto.
Guardie in divisa sulle torrette blindate
azionano dei riflettori. Gridano: «Achtung! Achtung!».
Camionette blindate recano in alto degli altoparlanti.
«Le epoche della felicità sono i suoi fogli vuoti!»,
gridavano quei miserabili.
Uomini in mimetica spingono i prigionieri
con il calcio dei fucili accanto a un filo spinato;
ci dicono di piegarci sulle ginocchia.
“No, non può essere questa la mia fine”, pensai
in quel momento.
E toccai la foto di Enceladon nella tasca interna della giacca.
Era ancora là.
Udii degli spari,
ma in sottofondo come in una nuvola di ovatta.
E scivolai in un sonno
pesante come cento lastre di piombo.
[…]
Terzo cancello.
Esito. Faccio un passo indietro.
Mi sporgo da una finestra: ancora
una pianura inesplicabile. La pianura del sonno.
Ci sono dei cavalli che dormono in piedi sotto la pioggia.
Fotogramma di città.
Sono nella folla che attende la metro.
“Gli umani (i copulatori del sonno)
sembrano vivi ma in realtà dormono,
un sonno simile alla mia morte”.
Mi venne in mente questo pensiero irragionevole,
non so perché.
“Il sonno della Ragione non genera più mostri
i mostri si alimentano da sé, gli uomini hanno sonno
ma il sonno genera la Ragione avvelenata”,
pensai questo pensiero
ma come un sopra pensiero di un altro pensiero…

 

Giorgio Linguaglossa è nato a Istanbul nel 1949 e vive e Roma. Nel 1992 pubblica Uccelli e nel 2000 Paradiso. Ha tradotto poeti inglesi, francesi e tedeschi. Nel 1993 fonda il quadrimestrale di letteratura «Poiesis» che dal 1997 dirigerà fino al 2005. Nel 1995 firma, il «Manifesto della Nuova Poesia Metafisica», pubblicato sul n. 7 di «Poiesis». È del 2002 Appunti Critici – La poesia italiana del tardo Novecento tra conformismi e nuove proposte. Nel 2005 pubblica il romanzo breve Ventiquattro tamponamenti prima di andare in ufficio. Nel 2006 pubblica la raccolta di poesia La Belligeranza del Tramonto.
Nel 2007 pubblica Il minimalismo, ovvero il tentato omicidio della poesia in «Atti del Convegno: È morto il Novecento? Rileggiamo un secolo», Passigli, Firenze. Nel 2005 esce il romanzo breve 24 Tamponamenti prima di andare in ufficio. Nel 2010 escono La Nuova Poesia Modernista Italiana (1980 – 2010) EdiLet, Roma, e il romanzo Ponzio Pilato Mimesis, Milano Nel 2011, sempre per le edizioni EdiLet di Roma pubblica il saggio Dalla lirica al discorso poetico. Storia della Poesia italiana 1945 – 2010. Nel 2013 escono il libro di poesia Blumenbilder (natura morta con fiori), Passigli, Firenze, e il saggio critico Dopo il Novecento. Monitoraggio della poesia italiana contemporanea (2000 – 2013), Società Editrice Fiorentina, Firenze. Ha fondato il blog lombradelleparole.wordpress.com
e-mail: glinguaglossa.@gmail.com