Angelo Targhini e Leonida Montanari: due “carbonari” nel regno del papa “re” Leone XII
Angelo Targhini e Leonida Montanari: due “carbonari” nel regno del papa “re” Leone XII.
Sia via del Corso che via del Babbuino – strada nota perché abitata da molti artisti – conducono a piazza del Popolo, luogo vastissimo e decisamente caratteristico.
Lì si trovano due chiese gemelle, un grande obelisco centrale e diversi negozi.
Poco prima di passare l’arco che conduce a Piazzale Flaminio, sulla destra si può osservare la chiesa che conserva il famoso dipinto di Caravaggio Conversione di San Paolo mentre, dal lato opposto, si trova la lapide che ricorda l’esecuzione dei due giovani carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari.
La loro decapitazione, eseguita dal noto Mastro Titta, ebbe luogo proprio a Piazza del Popolo: lì, intorno a una schiera di soldati, si era riunita una grande quantità di gente contraria a quell’esecuzione perché ritenuta ingiusta.
Questo accadeva nel 1825, sotto il Regno del Papa Re Leone XII.
Il popolo romano soffriva per i ripetuti disagi creati dal quel Regno disordinato e prepotente.
Il malcontento generale era dunque sfociato nella creazione di società segrete rivoluzionarie che lottavano per la libertà e l’abolizione del regime oppressivo imposto dal papa. Tra queste la più famosa era quella dei cosiddetti carbonari, temuti dal popolo e contrastati dalle autorità.
Ma non tutti i carbonari erano fedeli alla loro società: tra loro si celavano spesso dei traditori, infiltrati per spiare i loro stessi compagni.
Filippo Spada – detto Spontini – venne visto in più occasioni parlare con alti membri della Chiesa e, per questo, fu sospettato di tradimento verso i carbonari.
Un informatore mise al corrente del progetto dello Spontini, firmando così la sua condanna a morte.
Ad eseguire la sentenza fu chiamato un altro affiliato: Angelo Targhini.
Così, una sera, Targhini condusse Spontini al Vicolo Sant’Andrea e lo ferì con un coltello e, convinto di aver fatto giustizia, fuggì con l’aiuto di un complice.
Ma Spontini non morì e riuscì a chiamare aiuto e i carabinieri di pattuglia lo portarono nella vicina farmacia di Leonida Montanari, farmacista e chirurgo.
Montanari, fingendo di curare il ferito, cercò invece di finirlo. Spontini, sopravvissuto ad entrambi i tentativi, denunciò i suoi attentatori.
Targhini e Montanari furono così condannati sia per il loro tentato omicidio che per la loro appartenenza alla Carboneria.
In molti tentarono di evitare loro la fine prevista: alcune azioni di protesta furono fatte anche da
membri della Chiesa segretamente legati ai carbonari.
L’atteggiamento del popolo però, un po’ per ignoranza e un po’ per paura, fu per lo più passivo.
Targhini e Montanari vennero decapitati all’alba e i loro corpi furono seppelliti al di là del Muro Torto, nella terra sconsacrata dove venivano sepolti i ladri, gli assassini, i vagabondi e le prostitute.
Né l’uno né l’altro ammisero di essersi pentiti del tentato omicidio e, subito prima di morire, pronunciarono la seguente frase:
«Il nostro Dio sta in fondo alla nostra coscienza, per questo non dobbiamo rendere
conto a nessuno».
Nel 1909 fu posta una lapide in memoria della morte due partigiani mentre, nel 1969, la loro storia fu raccontata dal regista Luigi Magni in Nell’anno del Signore.
Oggi ricorrono 189 anni dalla morte di questi due valorosi italiani,uccisi ingiustamente per i loro ideali e per la libertà del popolo,giustiziati da un governo ipocrita e despota come il papato del 1800. Mi auguro che la gente possa rispolverare la loro memoria e la storia li rivaluti come meritano.