“I merli del giardino di San Paolo e altri uccelli” di Giancarlo Baroni
“I merli del giardino di San Paolo e altri uccelli” è l’ultima raccolta del poeta parmigiano Giancarlo Baroni.
Si tratta di una raccolta meditata, in cui vengono trattati i grandi temi della poesia come il destino dell’umanità, l’incomunicabilità e l’incapacità di ascoltare, la solitudine e la caducità della vita umana. Gli animali osservano lo svolgersi della storia in una posizione di condivisione e superiorità. Gli uccelli, nella loro privilegiata condizione di esseri terrestri e aerei, sono la coscienza “civile” di un’umanità ormai allo sfascio in forte crisi di valori. La natura e gli uccelli, quindi, assurgono a metafore della vita umana e delle lacerazioni dello spirito di fronte a una quotidianità verso la quale non trovano rassegnazione né giustificazione: “La vita sugli alberi non è / quella che immaginate. Spesso vediamo / le foglie più giovani /ippocastani del parco / diventare secche / senza un motivo; e poi sfaldarsi.”
Dietro la poetica di Giancarlo Baroni sembra celarsi l’ideologia meccanicista del giovane Leopardi in cui solo prevale il ciclo di creazione e distruzione della materia e la mera legge del più forte: “Le vostre frasi nascondono / messaggi bellicosi. Duramente le conquiste. / Colpite il rivale meno forte”. Passando da Esopo e Fedro, giungendo a La Fontaine e approdando al Moravia delle Storie della preistoria, l’escamotage della metafora animale viene rielaborata dal poeta parmigiano all’interno di una poesia pulsante e delicata al tempo stesso, contraddistinta da una forte vena introspettiva e, a tratti, esistenzialista. È chiaramente una sensibilità assolutamente moderna in cui la confusione e continua sovrapposizione delle voci (quelle degli animali protagonisti della raccolta) corrisponde allo spaesamento dell’uomo di oggi in una società fatta di urla, indifferenza e con poca capacità di ascoltare: “L’assoluta indifferenza è il sentimento / che impersonate / con tanta naturalezza lo esibite / ai cacciatori mentre precipitate.”
Baroni utilizza una lingua incline al quotidiano, esente dalla magniloquenza e dallo sperimentalismo. In breve, l’autore predilige una lingua semplice e che parli direttamente al cuore dei lettori. Si tratta, per lo più, di parole piane, aderenti al parlato e alla meditazione. Nella dolcezza dei versi di Giancarlo Baroni, rintracciamo la lezione del suo grande maestro Pier Luigi Bacchini e, a tratti, del Bertolucci di Fuochi di Novembre e La capanna indiana, in cui il ciclo naturale, intrinsecamente e incontrovertibilmente legato alle vicende dell’umanità, è l’assoluto protagonista. La raccolta, pubblicata dall’editore Mobydick, è impreziosita dalla prefazione del grande poeta Pier Luigi Bacchini che, sin dalle prime righe, ci offre la chiave di lettura del libro: “È costante in Giancarlo Baroni un’acuta attenzione (specie etologica) alla natura. Qui Baroni parla in particolare di una natura leggera, intrecciata a suoni e voli che […] parrebbero gioiosi: si tratta di uccelli metafora di un volo mai raggiunto”.