“Ablativo” di Enrico Testa
Recensione di “Ablativo” di Enrico Testa, volume uscito nella collezione poetica di Einaudi.
Enrico Testa divide la sua ultima uscita per la collezione di poesia Einaudi in undici sezioni imbevute di letteratura come Naufragi, Breve escursione in Sudamerica e Tropico dello Scorpione. Che la citazione sia un punto di partenza per le poesie di questo Ablativo si può capire già dal titolo, che sembra mimare a distanza una dizione zanzottiana, pure lontana e con intenti dissimili.
Eppure non manca a questo diario di memorie futili la componente vitale e autentica di un’esperienza vissuta, misteriosamente chiusa in un accento di negazione che, vivo il magistero montaliano, non riesce pia riconoscere il meccanismo oramai canonico dell’occasione:
non portava notizia di nessuno
l’ape che ti punse la mano
nel camposanto di Dego;
né richieste di preghiere
o di suffragi e neppure
una momentanea attenzione
rivolta ai nostri passi.
Era solo un capriccio della natura,
una stizzosa manovra dell’insetto
incattivito dall’afa.
Il poeta perso nella sua storia privata senza troppi punti di riferimento, e con una certa rassegnazione si lascia avvistare in paesaggi esotici, intento e distratto da un’azione del vivere spoglia, senza traccia.
Leggere il frutto di questo sapiente conoscitore delle magie ritmiche del verso italiano, utile a far cadere alcuni diffusi luoghi comuni della nostra modernità poetica. Ablativo può avere una funzione medicinale, in virtù della sua natura vagamente antiquaria, nel convincerci ad archiviare qualche scatolone della vecchia lirica e a restringere il canone. Come un irresistibile invito al presente, la koiné letteraria che sta alla base di questa nuova soluzione sembra essere un passaggio della lenta digestione di una storia poetica che sembra ferma agli anni sessanta del secolo scorso. Ed proprio un autore di quella stagione il nume tutelare di questi versi, Edoardo Sanguineti. Testa non riprende dal suo maestro la vis dirompente, ma cerca piuttosto una voce propria che ha il tono basso e compassato di una perplessa valutazione del mondo, anche nelle non infrequenti esplosioni di vitalistico entusiasmo:
Sotto, nel fondo, anche quando
parliamo falsi o compiti
o arroganti nelle nostre riunioni,
c’è sempre una corrente impetuosa
di frammenti di sogni,
di cantilene, di grida,
di frasi a metà, di visioni,
di foglie che il vento disperde:
ulivi, salici, olmi:
preghiera al verde.
Quello che forse manca a questo ottimo frutto della nuova stagione la gemma indimenticabile fra le tante poesie riuscite e memorabili, e spiace, in questi versi così intelligenti, incontrare la figura di Virginia Woolf, cui certo l’autore legato da motivi affettivi, in preda al più romantico dei furori, comportarsi come il personaggio un po’ vuoto di un romanzo.
Bellezza e magia del nuovo, Ablativo rappresenta senza dubbio un’occasione importante per il lettore di versi moderni.