«Magia e poesia» di Carlo Lapucci (Graphe.it, 2022)
Recensione di «Magia e poesia» (Graphe.it, 2022).
Come scrisse Borges, un volume di versi altro non è che una successione di esercizi di magia.
Le parole che rivelano l’essenza delle cose, quell’invisibile ai più, hanno un’origine molto antica e misterica. Il mistero lega il Poeta alla Parola. La pronuncia dei versi nasce da un segreto profondo, da un “patto” di cui non è possibile avere notizia.
Carlo Lapucci (1940) racconta di maghi poeti nel suo nuovo libro Magia e poesia, pubblicato da Graphe.it, del vero nome che tutte le cose possiedono e che soltanto il vaticinio, il rituale della parola e del verso possono rivelare al mondo.
Raggiungere l’anima delle cose è un’operazione che avvicina alle divinità. Così stanno le cose. In antichità il poeta era colui che parlava alle divinità. La magia faceva parte dell’universo intimo dell’esploratore di parole. E che cosa sono le parole se non infiniti universi?
Il vero poeta, anche se spesso non lo rivela, ha in sé la natura del mago perché è il maestro della parola e delle parole: anche nei rapporti comuni le parole sono il mezzo, il veicolo più potente per raggiungere l’altro, e a cui l’altro risponde, come, ad esempio, fanno ai suoni gli animali.
In un tempo in cui il vero significato della parola e il linguaggio subiscono continui attacchi e sabotaggi da parte dei barbari della non cultura, Lapucci sottolinea indissolubili legami tra la natura umana e l’oltre-umano – attraverso percorsi storici ricchi di fascino – tra profeti e perduti racconti.
Solo il gesto di un ignoto significato riuscirà a consolarci? Il mistero di chi non dice e non nasconde – risponderebbe Eraclito.