«Ricamo d’anima» di Carmen Talarico
Recensione di «Ricamo d’anima. Tessiture generatrici »di Carmen Talarico (prefazione di Laura Campanello, illustrazioni di Renata Otfinowska, Carmignani 2021). Articolo dell’avv. Giuseppe Mazzotta.
Ha un impatto del tutto singolare Ricamo d’anima di Carmen Talarico, la giovane autrice che, in una densa trilogia, delinea un raffinato andamento entro il quale si creano le risonanze proprie del testo poetico.
Siamo al cospetto del verso, entro il mantello che il poeta volge attorno a noi restituendoci le impressioni che suscita il suono interno alla musica generata dalla lettura.
Carmen Talarico esprime nella sua persona una spontanea continuità di vita, nella parola che si declina nella creatività poetica, mediante la scrittura dei versi, nei quali è percepibile con il tatto l’intimità dell’esperienza, e nell’attività professionale, che Carmen svolge, come educatrice ed insegnante, laddove la parola invece insegna a leggerla.
La trilogia è armonicamente scandita da questi due momenti, stabilmente presenti in un costante dialogo, quasi si cercassero l’un l’altro, nonché accomunati dallo stupore insito nel momento creativo: al momento in cui fissa il suo verso Carmen incontra un frammento di infinito sul quale soffia come sul tenero biancore di un fiore del Tarassaco; ma in lei lo stupore è anche quello che non riescono a trattenere gli occhi del bambino che, come Carmen stessa ha recentemente raccontato, vive il primo momento in cui è consapevole del fatto di avere imparato a leggere mentre nei suoni che emette riproducendo lo scritto si esprime la sua capacità di comprendere quel che vede.
Ecco perché passando al piano dell’opera la rassicurante continuità dell’autrice ci conduce allo sconvolgente, signorile trionfo del paradosso con il quale la lettura dei versi della trilogia di “Ricamo d’anima”, sembra dirci che, per raggiungere le persone, dobbiamo rallentare, poiché soltanto così esse possono accorgersi dello sguardo che posiamo su di loro.
Ecco il dialogo dello stupore di «Geografie di occhi», laddove gli Occhi Àncora sono Radici, gli Occhi Cuore sono Casa, gli Occhi Vento sono Gentilezza e gli Occhi Acqua sono Enigma.
Ecco perché ne “La bussola” il racconto si apre con la tempesta e si chiude con un Io e un Tu che si cercano e che, nel momento distillato da un verso, anche si trovano.
Quando ci si reca in visita a un luogo si può farlo da turisti o compiendo un viaggio, in entrambi i casi sperimentando la gioia che la visione e il contatto sono in grado di generare, con la sostanziale differenza, tuttavia, che il viaggio regala un’esperienza, irripetibile per ciascuno di noi, nell’interiorizzazione del percorso, che è anche il motivo per il quale quando a compierlo è l’autore di un’opera letteraria restano una o più tracce che, se condivise, permettono di viaggiare anche al lettore.
E le tracce lasciate dalla poesia di Carmen sono le parole che l’autrice custodisce in una poesia che ci interroga: possono esserci la «pienezza del vuoto» e la «vicinanza della distanza» (Il vuoto) o il «rumore del silenzio» (Silenzio)?
Sì, se abitiamo l’umanità, come Carmen ci mostra in «Iconografie di sguardi», anche quelli che prendono forma nei volti che guardiamo ed in quelli che ci guardano quando la realtà diventa «uno spazio senza sogni» (Atterro sulla luna) e ci sconvolge a tal punto che, mentre la terra sembra la luna, siamo tentati di alzare gli occhi alla luna per immaginare, anche solo per un momento, che quella possa essere la terra. Sì, se ricordiamo, come l’autrice ci aiuta a fare quasi porgendoci una carezza, lo stupore che abbiamo provato la prima volta in cui abbiamo compreso, imparando ad andare in bicicletta, che il mondo si può percorrere ad una velocità ben superiore a quella dei nostri piedi ed assai più vicina a quella dei nostri occhi ed abbiamo scoperto che, persino nel perimetro di un terrazzo e nel gioioso vorticare dei primi giri su una bici, è possibile tracciare l’infinito (La bicicletta).
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Carmen Talarico, scrittrice e poetessa di origini calabresi e d’adozione toscana, nel quotidiano indossa le vesti di docente di scuola primaria, vesti che onorano la sua vocazione. Nel campo educativo è stata expert teacher e tutor nella formazione dei docenti.
I suoi studi le hanno consentito di indossare anche le vesti di avvocato, mediatore civile, project manager ed event organizer.
Ha collaborato con Renato Raimo, attore, regista e autore, nel suo Progetto Artistico «Green_Theatre».
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Giuseppe Mazzotta è avvocato civilista del Foro di Pisa, specializzato nel Diritto di Famiglia che ha preso parte al Congresso Internazionale di fondazione di “Un de Nous” – Federazione Europea di Esperti Medici e Giuristi per la difesa della Vita e della Dignità nella fragrante semplicità del gesto” e tenutosi a Parigi nel 2018.