Inediti di Lorenzo Mele
Oggi pubblichiamo tre poesie inedite di Lorenzo Mele.
Inediti di Lorenzo Mele
Sono nato nel freddo di novembre,
mentre il vento bussava alle pareti
di un ospedale a nord di Burgwedel.
Non sapevo ancora il dolore
di vivere a metà
nel chiaroscuro dell’infanzia.
Non sapevo la fatica dello stare
da solo nell’orto del cortile,
il mio cognome orfano di padre,
quella voce di madre mancata
e il suo casino d’inchiostro,
quella dannata colpa di solitudine.
*
Hanno chiamato il mio nome,
mamma papà e io entriamo.
Siamo soli in questo branco di sedie,
il magistrato ho paura che mi porti via.
E piango sulle gambe di mia madre,
ho paura tra le braccia di mio padre,
me ne sto con la faccia mani nelle mani,
mi consolo in un pianto che non so dire.
Orfanotrofio – diceva –
L’istituto dei bimbi sperduti.
Ma io non ero sperduto,
avevo una madre e un padre:
due mani calde a carezzarmi la testa.
*
Questa mattina il sognarti a cuore aperto;
e tu senza voce che mi abbracci e piangi.
È una vita che ti aspetto, anche se ti sono
nato dentro. Aspetto che ti riversi in me
come ho fatto io ancora prima di esserci.
Tieniti pronta per quando ti verrò a cercare,
dovrai raccontarmi chi eravamo, tutto quello
che siamo stati quando non c’eravamo.
Lorenzo Mele (Lecce, 1997). Ha pubblicato le raccolte “Tu mi abbandoni” (Edizioni La Gru, 2018) e “Dove non splendi” (Controluna, 2019). Suoi versi sono apparsi su Atelier, Inverso, ClanDestino, Leggere poesia e altre riviste letterarie. È direttore del blog di poesia “Il Visionario”. Attualmente vive a Roma.