Alla scoperta dei poeti Jan Jacob Slauerhoff e M. Vasalis
Alla scoperta dei poeti Jan Jacob Slauerhoff e M. Vasalis.
Se trentotto anni fa non mi fossi trasferita dall’Italia nei Paesi Bassi, molto probabilmente non avrei mai letto il poeta, romanziere e medico di bordo Jan Jacob Slauerhoff (1898-1936) e la poetessa e psichiatra M. Vasalis (1909-1998), certamente non avrei mai potuto tradurre le loro poesie.
Quando li scoprii, in quei lontani anni Ottanta del secolo scorso, la mia poca conoscenza della lingua nederlandese non mi aveva allora permesso d’immergermi fino in fondo nella loro poetica, eppure quelle scoperte gettarono in me un seme che attendeva di poter un giorno germogliare.
Scoprii Jan Jacob Slauerhoff sull’isola di Vlieland durante un lungo soggiorno estivo. Fu un’anziana maestra di scuola elementare a raccontarmi di lui, della sua vita breve, intensa e travagliata, e anche di come era considerato il Rimbaud olandese. Sull’isola aveva trascorso da bambino periodi di convalescenza dopo gravi attacchi d’asma; un luogo che gli rimarrà sempre nel cuore e il cui ricordo l’avrebbe accompagnato più tardi nei suoi lunghi viaggi. L’anziana maestra aveva letto ad alta voce anche una poesia che parlava di un’isola dove il poeta non sarebbe mai più tornato.
La poetessa M. Vasalis la scoprii invece grazie alla traduzione di Luisa van Wassenaer-Crocini, che aveva curato un florilegio bilingue di poeti nederlandesi, uscito nei Paesi Bassi nel 1983. Di M. Vasalis aveva tradotto in italiano sei poesie. (In quel suo florilegio non compare Slauerhoff). Di M. Vasalis mi aveva colpita la poesia che parla della madre al mare; mi è sempre rimasta impressa l’immagine della figura materna con al collo una catenina con una selenite tonda in cui luccica, in una nebbia azzurra, una lunetta gialla. Feci stampare la poesia sul biglietto d’invito per la mia festa di compleanno; avevo allora trent’anni.
Scoprire significa venire a conoscenza di qualcosa, di qualcuno di cui prima non si sapeva niente, di cui si ignorava l’esistenza. Così è accaduto anche alla mia persona e devo ringraziare quella maestra, quella traduttrice che mi fecero scoprire due grandi poeti nederlandesi. Poeti di un tempo trascorso ma che a leggerli ora è come se fossero ancora presenti, contemporanei a noi. A leggerli è come guardarsi in uno specchio; solo chi non guarda bene non si riconosce. A leggerli si viaggia lontano, per il mondo e dentro di noi.