Alan Ford, caro amarcord
Nel maggio del ’69 una grande novità editoriale fece capolino nelle edicole, usciva il primo, anticonformista numero del fumetto Alan Ford, che narrava le avventure del fantomatico gruppo di agenti segreti TNT, e fu una vera bomba.
Io non ero ancora nato, tuttavia l’onda lunga si fece sentire per tutti gli anni ’70 fino al 1982, colpendo l’immaginario di noi ragazzini e contribuendo a modificare il rapporto con il genere dei fumetti e non solo.
Fino a tutti gli anni sessanta, e a dire il vero anche un po’ negli anni successivi, il fumetto era dominato dai supereroi, da Topolino, da atmosfere geometriche, asettiche, dove anche un muro scrostato non era tale, ma funzionale alla storia, dove le città, le case, le piante e le fattorie avevano una loro dimensione ottimale e i personaggi conoscevano una dialettica limitata, schematica, più lontana dalla società che ci circondava.
Ma c’erano anche gli antieroi, sempre algidi – quasi cristallini – come Diabolik. E naturalmente Tex, che riproponeva l’epopea del western. In una chiave nuova Tex aveva anticipato il revisionismo storico statunitense: i nativi americani apparivano finalmente come popoli di una evoluta e radicata cultura. In seguito emergerà più spiccatamente un certo tenore amorale dei personaggi. Né buoni e né cattivi, titolo di un album musicale di Piero Pelù, e la precedente produzione dei Litfiba, hanno un po’ suggellato in chiave pop-rock la particolare natura di una certa vena all’interno del western italiano e del fumetto in genere, da Tex fino agli ‘spaghetti’ di Sergio Leone e molto altro.
I personaggi dei fumetti di natura tradizionale non sono mai mediocri, in un certo senso sono degli archetipi, e non percepiamo facilmente una loro esistenza che vada oltre la trama. Che il personaggio sia un eroe, un taccagno, un mangiatore di panini, la differenza tra loro e gli umani in quegli anni era siderale, dal monolitico Superman, che è vero, è molto timido e dimesso nella vita reale, ma privo di sfumature, deviazioni, non si perde nei meandri dei problemi esistenziali. Certo, come tutti i supereroi, ha dei problemi. E’ la natura dei supereroi, ma dai comics non abbiamo sorprese, se non quelle di sceneggiatura, che in definitiva riguardano sempre la lotta tra buoni e cattivi. Tanto per fare un esempio, nei fumetti il degrado sociale non assume mai la forma di quello che è, ma sempre di quello che dovrebbe essere in relazione alle strette esigenze della storia. I problemi sociali e personali trovano raramente dettagli, gradazioni e percorsi articolati, complessi, sfumati, con le debite eccezioni. E ciò è particolarmente vero in quegli anni, ma con Alan Ford, e molte altre uscite di quel periodo, nasce un nuovo linguaggio, che sa essere grottesco, ‘politicamente scorretto’. Alan Ford è un agente segreto che si trova a fare questo lavoro per sbaglio, dato che prima aveva velleità nel mondo della pubblicità, come grafico. I personaggi del fantomatico gruppo non esitano a tirarsi qualche tiro mancino fra di loro, allo scopo di sopravvivere meglio dato che la paga è bassa, ma in fondo sono persone in qualche modo a posto. Alla fine la baracca va avanti, senza perdere pezzi, più di quelli leciti. E’ proprio questo lo spirito del gruppo TNT. Un negozio di fiori fa da copertura all’ufficio vero e proprio.
Il grottesco è la cifra stilistica dei nostri ‘eroi’. Il lavoro che c’è stato dietro ad essi è stato enorme, perché Max Bunker (sceneggiatore) e Magnus (disegnatore, scomparso il 1996) sono stati degli autentici pionieri.
Alan Ford è bello, saggio, intelligente, ma anche ingenuo e poco coraggioso. Bob Rock è il più comico del gruppo ed è molto corto di statura. Il Numero Uno è il capo ed è ‘vecchio da sempre’ oltre che paralitico (da sempre!). Ha incontrato tutti i personaggi della storia, da Omero a Robespierre. Pur essendo ricchissimo vive in una stamberga. Avido, dai modi molto ruvidi e spicci. La Cariatide è all’inizio della serie il ‘capo’ ufficiale, fungendo da mediatore tra il gruppo e il Numero Uno, ma poi perde il suo ruolo chiave nelle missioni, quindi passa il tempo a dormire e a viziare la piccola cavietta Squitty, da qui il soprannome. Geremia Lettiga è un degno compagno della Cariatide, almeno nel praticare lo sport del sonnecchio. Ipocondriaco senza possibilità di guarigione, è eternamente affetto da tutte le malattie, anche quelle sconosciute; ha un colorito giallastro. Grunf, tedesco di Germania nella sigla del cartone animato, è chiamato ‘Grunt’ nei primi numeri. E’ lui il genio ingegneristico del Gruppo TNT. Le sue invenzioni devono essere principalmente a basso costo. Il Conte Oliver è un nobile inglese decaduto e cleptomane, approfitta della sua licenza di agente segreto più che altro per rubare oggetti di valore o meno e rivenderli al suo ricettatore di fiducia, il leggendario Bing, che è omonimo del celeberrimo Samuel Bing mercante d’arte. Al di là di ciò il Conte è un autentico gentleman inglese, ma si tiene alla larga dalla sua patria, dato che è ricercato.
La satira alla società italiana – anche senza riferimenti diretti – è un tratto lampante di Alan Ford. Una satira potente perché nuova, quindi ancor più corrosiva, che nel caso specifico nei vari numeri non risparmia veramente nessuno, trasversale a tutti i ceti.
Nel corso degli anni ’70 l’arte del fumetto evolve, facendosi sempre più libera, fino a diventare oggi un veicolo espressivo, ricco e articolato, avendo ampliato il suo linguaggio attraverso disegni sempre più evocativi, approcci inediti oppure umoristici, talvolta davvero fuori dagli schemi, che il fumetto ci offre in modo accattivante, favorendo un gusto e una fruizione delle storie non convenzionali. La narrazione di situazioni inusuali, coadiuvati da diversi stili visivi ed espressivi, determinano di continuo delle pubblicazioni interessantissime.
Fino a poco tempo fa a Roma si usava ancora la parola ‘fumettaro’ in senso dispregiativo, per indicare un attore che camuffava l’assenza di talento, costruendo una postura e un’apparenza che l’aiutassero a sostenere un ruolo, che altrimenti non sarebbe riuscito a interpretare.
Da tempo invece il fumetto e il vero ‘fumettaro’ hanno assunto una nuova dignità, merito di tanti nuovi autori, tendenze, sensibilità che si incrociano, fino a generare dei veri fenomeni, come Zerocalcare.
Dopo un periodo di relativo oblio e di vicende alterne, Alan Ford è tornato di prepotenza in edicola, e molti periodici hanno recentemente offerto in allegato numeri o collezioni del mitico gruppo TNT.
Volumi eccellentemente rilegati raccolgono le avventure partorite da Magnus & Bunker fino a quelle più recenti in edizioni per amatori e non, che spesso si trovano anche nelle biblioteche. Sono presenti anche proposte in formato digitale.
E’ giusto ricordare che gli inizi di Alan Ford non furono facili. Inizialmente lo scetticismo fu enorme. Ora, a 45 anni di distanza, il Numero Uno sogghigna più che mai, fregandosi le mani. Sa che ci sopravviverà, ma noi abbiamo sempre la speranza che inoltrando il civvì chissà… può darsi che lui si farà sentire, ma attenzione, il vegliardo non chiama mai al cellulare e non manda mail, anche se conosce le nuove diavolerie elettroniche. Dovrete prestare attenzione al telefono fisso e alla cassetta delle poste, con costi della chiamata o dell’affrancatura a carico del destinatario. Le casse del Gruppo TNT sono quelle di sempre.
Erano gli anni dove l’eroe tutto di un pezzo strideva con la società che era calata pesantemente negli “anni di piombo” o più largamente in tensioni sociali dove risultava difficile identificarsi con personaggi vincenti. Anche Bonelli, il maestro, diede un importante impulso al filone del politicamente scorretto creando un personaggio che è l’emblema dell’antieroe per eccellenza: Mister No. Certo mancava quel quid di ironia e satira che caratterizzava l’opera di Magnus e Bunker , ma pur sempre un cambiamento epocale rispetto al cavaliere senza macchia che sembrava uscito da una rappresentazione cinematografica di John Ford così in auge sino a quegli anni. Complimenti per l’articolo, da collezionista di fumetti ho molto apprezzato.
Grazie Massimiliano! Il tuo commento delinea molto bene l’humus in cui germinarono le nuove tendenze degli anni ’70. Per noi nati in quegli anni fu poi normalità la convivenza tra eroi e antieroi, tra il politicamente scorretto e l’irreprensibile. Anche in questo ambito si palesò la nostra vocazione onnivora, nel senso buono del termine, cioè onnicomprensiva.
Eravamo sempre ragazzini quando vi fu un’altro importante innesto nella cultura del fumetto e non solo, quello rappresentato da Andrea Pazienza, che spinse il linguaggio delle strisce verso nuovi territori. Lui ed altri di quella scuola. Intorno al ’77 ci fu una specie di nouvelle vague che coinvolse nell’ambiente universitario la letteratura, la saggistica, il fumetto e le arti figurative. Noi in tal senso subimmo quindi una certa influenza da parte dei fratelli e delle sorelle maggiori. I media infatti amplificavano la condivisione di gusti e tendenze nello stesso ambito familiare e sociale.