“I colori della mia notte” di Magda Mangano. Una biografia romanzata di Diane Arbus
Recensione di “I colori della mia notte” (Ensemble, 2014) di Magda Mangano: una biografia romanzata di Diane Arbus.
Le gemelle Cathleen e Colleen Wade, identiche e stonate allo stesso tempo. La zia di Salstrom, patologicamente innamorata del suo frigorifero. Lauro Morales, il nano seduttore. I minorati di un istituto nel New Jersey. Ci sono tutti gli amati freaks fotografati da Diane Arbus, spesso a loro agio davanti all’obbiettivo di Diane; è lo spettatore, invece, ad essere messo alla prova dai suoi scatti che, attraverso la deformità e l’“errore”, mirano ad affermare la vita vera che pulsa nelle vene dei soggetti emarginati, denunciando le maschere della borghesia benpensante del tempo che tende a fuggire di fronte a ciò che giudica anormale.
La vita, i sentimenti, le opere e le amicizie di Diane Arbus sono raccontati nel libro I colori della mia notte di Magda Mangano (Ensemble, 2014), una biografia romanzata dell’artista, considerata tra i fotografi più discussi e controversi del Novecento. L’autrice, attraverso uno stile scorrevole e accurato, racconta in modo dettagliato la vita di Diane, dalla sua nascita, nella New York degli anni Venti, fino alla sua morte, giunta precocemente a causa della depressione che l’ha tormentata per lungo tempo.
Dalle pagine del testo emerge la sensibilità della Mangano che, pur non essendo una fotografa, è riuscita ad entrare talmente tanto in simbiosi con il personaggio che ha scelto di raccontare da descrivere in modo preciso e particolareggiato le sue emozioni e sensazioni nel suo approccio alla fotografia. A partire dalla curiosità irrefrenabile, da quella voglia insaziabile di vedere, di documentare, di spingersi oltre il proibito, non per voyeurismo ma per esorcizzare il “male” che sente dentro di sé, che la spinge a vagare per le strade alla ricerca di qualcosa degno di essere fotografato; dall’imbarazzo che c’è dietro le sue prime fotografie, quando ancora non sa esattamente cosa e come fotografare; dai consigli di Lisette Model, sua maestra negli anni Cinquanta, che per la prima volta le apre gli occhi insegnandole ad andare oltre i suoi limiti, a fotografare nel momento in cui sente un ostacolo, per oltrepassarlo, per esprimere ciò che realmente le sta a cuore.
Ma l’autrice non si è fermata qui: ha analizzato anche le tecniche utilizzate da Diane Arbus per fotografare, per esempio le fotocamere che ha posseduto, il formato in cui sviluppava i negativi, l’uso del flash, e così via. Da tutto ciò, si evince il grande interesse che Magda Mangano ha per il personaggio, che l’ha spinta a compiere un lavoro approfondito di documentazione, difficile per la scarsità di fonti attendibili da cui attingere – l’artista non ha lasciato nulla di scritto; esistono solo due sue biografie, una curata dalla scrittrice Patricia Bosworth, non ufficiale, e l’altra realizzata dalla sua figlia maggiore, Doon Arbus –, coraggioso perché sfida le possibili ritrosie della sua famiglia nel rivelare aspetti intimi dell’esistenza della fotografa.
La vita di Diane Arbus è raccontata attraverso una serie di paragrafi più o meno brevi, ognuno dei quali inizia con una data, un luogo e una citazione. L’intervallo di tempo tra di essi non è costante, la narrazione procede a tratti con passaggi temporali lenti, altre volte con salti nel tempo in avanti o indietro negli anni, a seconda degli eventi. L’esistenza dell’artista scorre davanti agli occhi dei lettori quasi come se fosse un film, attraverso le sapienti descrizioni dell’autrice, che permettono a chi legge di vedere il mondo con gli occhi di Diane.
Il grosso lavoro di documentazione compiuto dalla scrittrice si evince anche dalla sua conoscenza approfondita dei personaggi principali e del contesto in cui vivono. La New York borghese del primo Novecento, dove ogni tendenza artistica viene soffocata dai parenti degli interessati, in quanto viene vista come fonte di stranezze e di distrazione dai veri obiettivi della vita, che sono trovare un lavoro ben remunerato e costruirsi una famiglia. Così, Gertrude Russek, madre di Diane, ha cercato di ostacolare sin dall’inizio la sensibilità particolare della figlia, tentando di imporle una disciplina che l’artista non avrebbe sopportato troppo a lungo. E poi, l’incontro con Allan Arbus, il suo primo amore e l’uomo della sua vita, colui che le ha fatto scoprire la passione per la fotografia e a cui Diane ha insegnato a non accontentarsi mai, ma a lottare per realizzare i propri sogni. Un uomo a cui resterà profondamente legata anche dopo che avranno preso strade diverse, per non tarparsi le ali a vicenda. Dal matrimonio tra Diane e Allan nasceranno due splendide bambine, Doon ed Amy, ma con la figlia maggiore la fotografa avrà un rapporto difficile. Per non soffocarla come ha fatto Gertrude con lei, deciderà di lasciarla piuttosto libera, ma la bambina, soprattutto negli anni della scuola, non capirà le stranezze della madre, da cui si sentirà abbandonata.
Ma la passione per l’arte è qualcosa che scorre nelle vene di chi la prova e che nemmeno la più rigida educazione può frenare. Così, di generazione in generazione, il ciclo si ripete: Rose, la madre di Gertrude, aveva un fratello artista, da cui decise di allontanarsi; per evitare che sua figlia potesse prendere esempio dallo zio, soffocherà le sue ambizioni da musicista di pianoforte, ma Gertrude sposerà David, che dopo essersi ritirato dagli affari diventerà un pittore dal discreto successo. Dei loro tre figli, a parte Diane, Howard diventerà uno dei maggiori poeti americani del tempo, mentre Renée una scultrice. Anche Diane, come la madre, sposerà un uomo di origini umili rispetto alle sue, che nel corso della vita manifesterà le sue vere passioni. Le figlie di Diane e Allan, Doon ed Amy, diventeranno rispettivamente scrittrice e fotografa. L’autrice riporta puntualmente anche l’incontro di Diane con molti artisti del tempo: Richerd Avedon, Walker Evans, Lisette Model, Eva Rubinstein, Stanley Kubrick, Robert Frank e molti altri.
Con questo libro, Magda Mangano ha dato voce ai pensieri e alle emozioni di Diane Arbus, le cui immagini sono rimaste nella mente di molti appassionati di fotografia e continuano a conquistare i fotoamatori più giovani per il loro senso di oscenità, stravaganza, paura, ripugnanza, ma fascino, espressività, autenticità e immediatezza al tempo stesso.
Un libro da leggere per riflettere e abbattere le proprie barriere mentali.
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