“Mancarsi” di Diego De Silva
Recensione di “Mancarsi” di Diego De Silva, piccolo romanzo pubblicato da Einaudi.
Più che Mancarsi, si dovrebbe chiamare Sfiorarsi l’ultimo libro di Diego De Silva, uscito con Einaudi lo scorso anno.
Un romanzo breve (racconto lungo?) che mi avvicina a un autore che non conoscevo se non di fama e che si legge in un tempo brevissimo (merito della dimensione e del ritmo).
Ero indeciso, e lo sono tutt’ora che sto scrivendo, a fare una recensione di questo libro. Un po’ perché avrei preferito conoscere una parte più consistente dell’opera di Diego De Silva, un po’ perché il mio giudizio sul libro è stato altalenante ed è cambiato (e cambia), anche radicalmente, giorno dopo giorno.
Più che un manicheo positivo/negativo il dilemma maggiore è stato capire se e come lo scrittore campano ha voluto o meno schiacciarci in faccia un gioco delle coppie che si alza o innalza a metafora della commedia umana moderna.
Tra divorzi, morti e molta miseria quotidiana e domestica, la felicità si spande sulla sedia di un locale, sotto un poster di Buster Keaton e con gli occhi fiss sulla vita che ci cammina accanto. Quella luce poi germoglierà nell’incontro dei due protagonisti, un uomo e una donna, scrupolosamente infelici?
Ancora una volta è quindi da un incontro che si rinasce e risorgiamo in una Primavera senza fiori. Irene e Nicola ci lasciano, alla fine del libro, come due conoscenti che si sono fatti volere bene ma si sono anche fatti odiare da noi.
Noi siamo lì a osservarli con un gusto voyeuristico in attesa che si incontrino, perché sappiamo che dovrà succedere e non ci stupiamo della piccolezza umana che ci conduce all’incontro.
Diego De Silva appare furbo perché parte da due sicurezze, la storia e il linguaggio, entrambi semplici e moderni, seri e ironici, e perché scandice un respiro breve ma intenso e lineare.
Quello che resta da capire è se questo sfiorarsi racchiude qualcosa di più, impalpabile alla prima lettura, o se resta una dolce carezza di un giorno o giù di lì.