Recensione di “Gruppo 63” / L’antologia – Critica & Teoria
Recensione di “Gruppo 63” antologia a cura di Balestrini, Giuliani, Barilli e Guglielmi (Bompiani, 2013).
Il 3 ottobre di cinquant’anni fa, alcuni intellettuali in convegno all’hotel Zagarella di Palermo danno vita al cosiddetto “Gruppo 63”, movimento d’avanguardia letteraria e culturale che oggi Bompiani ricorda con un’antologia di 485 pagine (Gruppo 63, a cura di Balestrini, Giuliani, Barilli e Guglielmi, euro 19,50).
Il volume, aperto da un ricordo di Umberto Eco, si divide in due sezioni, un’antologia di poesia e narrativa, e una raccolta di interventi critici e teorici. A parte i già nominati, fra gli autori inclusi sono presenti Pagliarani, Sanguineti, Porta, Rosselli, Arbasino, Celati, Anceschi, Vassalli, Manganelli, solo per citare i nomi più in vista. Negli apparati vengono offerte notizie sui convegni del Gruppo (del primo è riportato il verbale), sulle riviste (Il Verri, Malebolge, Quindici, Grammatica) e sugli autori e la loro attività pubblicistico-editoriale.
Se fossimo stati presenti in quella sala d’hotel cinquant’anni fa avremmo sentito pronunciare da Luciano Anceschi alcune parole ancora oggi valide per inquadrare la questione: «L’interesse e il significato di queste riunioni sta nella volontà di rendersi conto insieme del mutamento della situazione letteraria nel nostro paese. Che un mutamento vi sia pare difficile negare, quale esso sia, come si manifesti, e con quali motivazioni, è proprio ciò di cui qui si deve ragionare».
Fare i conti oggi con il Gruppo 63 dà l’impressione di un anacronismo anticipato, qualcosa a metà fra il premio alla carriera e la celebrazione postuma. Alcuni dei termini che si incontrano nella lettura degli interventi maturati in seno al Gruppo, che ha conosciuto una strana sorta di unione, sicuramente conflittuale e molto spesso infeconda, rinviano a un presente caotico e inafferrabile, a una realtà alienata, a un duro scontro generazionale, e a molti altri termini ancora d’attualità, benché non trovino più un riscontro certo nella letteratura.
L’obiezione che viene comunemente mossa all’esperienza storica del Gruppo è quella di aver prodotto poco, e più in generale di non aver generato da lombi così potenti il poeta o l’artista capace di fugare ogni dubbio sul fiume di inchiostro prodotto nei cinquant’anni di cui ricorrono il questo 2013 le celebrazioni: «Forse perché non sono un artista – afferma Eco a conclusione del suo ricordo –, mi importa scarsamente che emerga visibile come la cometa di Bethlem, un grande poeta, dalla voce di tuono, dai capelli al vento. A costui, se apparirà definitivo, porteremo panieri colmi di frutti, diffidandone se li accetterà».
Da un caos all’altro, tenere in mano questa antologia Gruppo 63 edita da Bompiani, offre la sensazione di stringere un tassello della modernità (del modernariato?) letterario, su cui, complice il lavoro di revisione e riordino dei protagonisti, siamo inevitabilmente chiamati a prendere parte.
Bè, direi che Arbasino e Manganelli non se la sono cavata così male…